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Cultura

Il gusto italiano affina il palato americano e diventa trend

30.09.2023

Grande cartello rosso di notte "Benvenuti a Little Italy" è un quartiere di Lower Manhattan a New York City, al ovest di Tribeca e Soho. Stati Uniti d'America, 2023.

Niente piatti italiani stereotipati, la tradizione italo americana cambia approccio: basta con “l’Italian sounding”, gli americani vanno matti per la cucina italiana autentica.

Una volta c’erano gli spaghetti meatballs, le fettuccine Alfredo, o tante altre ricette legate alla tradizione italo americana o all’Italian sounding. Piatti che hanno contribuito a far diffondere la passione per la cucina italiana, ma che allo stesso tempo hanno creato stereotipi lontani da ciò che è in realtà l’autenticità dal Bel Paese. Un trend che fortunatamente si è invertito da alcuni anni grazie a diversi fattori, tra questi soprattutto l’arrivo negli Stati Uniti di giovani chef italiani o di imprenditori con attività ben consolidate in patria e l’aumento del turismo americano verso l’Italia. Viaggiando, gli americani hanno scoperto che la cucina italiana autentica ha poco a che vedere con quella a cui sono stati abituati in Usa.

Una volta affinato il palato, tornati in patria sono andati alla ricerca di quegli stessi sapori, non badando a spese e andando alla ricerca della stessa qualità trovata in Italia. Il risultato è stato un trend in crescita per la cucina Made in Italy che neanche la pandemia ha fermato.

«Tira la qualità della cucina italiana – ha spiegato Gianfranco Sorrentino, presidente del Gruppo Italiano, una non profit che unisce centinaia di ristoratori italiani in Usa nonché addetti al settore del food, e co-proprietario de Il Gattopardo e The Leopard at des Artistes, due ristoranti italiani di fascia medio alta a New York –  dopo la pandemia è aumentata la nostra clientela così come anche la spesa media per un pasto, da circa 90 a 150 dollari. Si spende di più non solo per il cibo, ma anche per bevande. Si cerca un vino importante oppure si vendono alcolici e super alcolici mai venduti prima. Ad esempio, si consumano liquori di produzione italiana rispetto a quelli americani».

Un nuovo fenomeno è anche rappresentato dalla pasta, consumata in modo sempre più simile all’Italia, sia al ristorante che tra le pareti domestiche. «C’è sempre più attenzione alle ricette – ha detto Giuseppe Di Martino, amministratore delegato del Pastificio Di Martino di Gragnano e proprietario di ‘La Devozione’, ristorante di sola pasta a New York – oltre che al processo di cottura della pasta. Il piatto stracotto è ormai appannaggio di vecchie ricette. Si cercano, inoltre, anche formati diversi. Il consumatore americano ha capito che un formato dà un senso del tutto diverso ad un piatto».

E nella Grande Mela ci sono anche chef italiani di nuova generazione, che osano proponendo una cucina dinamica, diversificata, artistica e sostenibile. È il caso di Riccardo Orfino, executive chef e co fondatore del gruppo One More Hospitality, che include i ristoranti Osteria57, Alice, Pamina Dolci & Gelato e di prossima apertura, Travelers, Poets and Friends, un food concept e marketplace che avrà un laboratorio di pasta, un bar, un banco per la preparazione di cibo fresco, una pizzeria e una cantina di vini. Si tratta di uno spazio con un approccio olistico con lo scopo di creare del cibo che fa bene al consumatore, al pianeta e al futuro.

 

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