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Il mestiere di vivere gli estremi della Terra

30.08.2023

Missioni, esperienze al limite, viaggi in zone remote del nostro pianeta: la storia di una ricercatrice che ama il ghiaccio.

Spesso catapultata negli angoli più impensabili della Terra. Simonetta Montaguti è una ricercatrice “estrema”, che ha condotto diverse esperienze al limite e in ambienti remoti: quattro campagne di ricerca in Antartide (due estive e altrettante invernali) presso le basi Mario Zucchelli e Concordia. Attualmente è assegnista di ricerca presso il CNR – Istituto di Scienze Polari di Venezia (Mestre) e la sua nuova “dimora” stavolta è a Nord: ovvero la Stazione Artica Dirigibile Italia a Ny-Ålesund (Isole Svalbard).

Ma non è finita qui. La Montaguti doveva partecipare a una missione ancora più estrema, “Adaptation”, con l’esploratore francese Christian Clot.

Ma poi come è andata a finire?
«Sì, è vero ero stata selezionata. La prima versione si proponeva di studiare l’adattamento delle persone ai cambiamenti climatici. Un team di 20 persone (10 uomini e 10 donne) avrebbe dovuto affrontare quattro spedizioni (di circa 40 giorni ciascuna) in 4 diversi continenti (i più freddi e i più caldi, i più umidi e i più secchi) in completa autonomia, sottoponendosi a test scientifici mirati».

E quindi?
«E quindi a causa anche della pandemia la missione è stata più volte rimandata e modificata, tanto che ad un certo punto ho dovuto scegliere tra Antartide e Adaptation. Alla fine, ho deciso di partire nuovamente per il Continente bianco».

Sempre esperienze estreme: Antartide e ora questa avventura nei pressi del Polo Nord. Ma cosa la spinge?
«Curiosità per ambienti non conosciuti, ricerca della libertà, contatto con la natura e il potersi mettere continuamente in gioco. A proposito, approfitto per ringraziare in particolare il dott. Mauro Mazzola per il continuo supporto a distanza durante la mia permanenza qui a Ny-Ålesund».

Come si è preparata per questo nuovo ruolo e di cosa si sta occupando?
«Della gestione e del supporto logistico della Stazione Artica Dirigibile Italia, sono la Station leader e curo anche le misure atmosferiche di routine e altre attività sperimentali in Artico. Sicuramente le mie esperienze pregresse in attività simili a quelle svolte alle Isole Svalbard mi sono state di grande aiuto. Prima di partire mi sono sottoposta a visite mediche, ho seguito corsi di formazione».

Con gli orsi come va?
«Beh fra i diversi corsi che ho seguito c’era pure quello per l’utilizzo di armi da fuoco per la protezione dagli orsi polari».

Polo Nord e Polo Sud, in cosa sono diversi?
«La differenza più evidente è sicuramente legata alla temperatura. Qui, durante la mia permanenza, è oscillata da circa -20°C a +10°C mentre in Antartide da circa -15°C a -80°C. Questo naturalmente fa sì che a Ny-Ålesund, al susseguirsi delle varie stagioni, il paesaggio cambia e non è sempre ricoperto da neve e ghiaccio ma anche da vegetazione e si possono vedere e sentire i fiumi che scorrono. Cosa che invece è preclusa a Sud dove l’orizzonte è sempre perennemente bianco».

Missioni, esperienze al limite, viaggi in zone remote del nostro pianeta: mi scusi ma anche una donna dei ghiacci avrà pure un sogno?
«Semplicemente avere la possibilità di affrontare nuove e stimolanti sfide».

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