21.07.2024
“Non è la stupida economia” disse una volta Bill Clinton. «Possono assomigliare al mondo azionario a prima vista, ma le valute digitali non sono azioni. Il loro valore non dipende da bilanci o dividendi, ma da quanto il pubblico le usa per scopi utili. Ci sono wallet governativi». Le parole dell’esperto.
Bitcoin, Ethereum, criptovalute, wallet: citando Bill Clinton, «It’s the economy, stupid!», ma molti dei comuni mortali sono convinti che esista una qualche alchimia segreta che si nasconde dietro al mondo Cripto e alla Blockchain. Al contrario, le criptovalute non sono un’esclusiva per pochi iniziati e non sono “le banconote di Batman”, bensì una realtà che ormai genera scambi quotidiani per miliardi di Euro in tutto il mondo. “Ci posso comprare una macchina o posso usarle solo per comprare e vendere quelle entità misteriose che gravitano nell’Iperuranio dei guru della finanza? C’è qualcuno che controlla questo sistema o è la baia dei pirati? Queste fantomatiche criptovalute sostituiranno un giorno le monete nazionali o potrò continuare a fare la spesa con i cari vecchi euri?” E, last but not least, devo per forza avere il Deposito di Paperone per cimentarmi nell’impresa? Ne parliamo con Marco Mottana, che da anni opera nel settore ed è il Founder di Zen-Q.com–Exchange a Milano.
Qual è il vostro business?
«Più di un anno fa abbiamo aperto la società Zen-Q.com–Exchange, una piattaforma Exchange specializzata negli asset digitali che rispondesse alla nuova regolamentazione con cui la UE disciplina le criptovalute (“MiCa”, Markets in Crypto-assets Regulation, n.d.r). Abbiamo così realizzato questo nuovo progetto con un setup legale ad hoc, corrispondente a una normativa che deve essere adottata da tutti i paesi UE».
Ma in pratica cosa fate?
«Con noi l’utente acquista e compravende criptovalute, soprattutto Bitcoin e Ethereum, ma anche altre valute virtuali. Quando la MiCa sarà operativa gli exchange autorizzati assomiglieranno a delle SIM. Il cliente aprirà il suo conto esattamente come in una banca o una SIM e in base alla sua esposizione metterà le criptovalute in un wallet, un “portafoglio”, un luogo sicuro dove nessuno può toccargliele. Può assomigliare al mondo azionario a prima vista, ma le valute digitali non sono azioni, il loro valore non dipende da bilanci o dividendi, ma da quanto il pubblico le usa per scopi utili, legati a tecnologie elevate e software. Per questo motivo vengono anche chiamate “Utility Coin”».
Con i soldi virtuali posso anche comprare delle cose fisiche?
«È possibile, ci sono delle carte di debito o di credito che possono essere impiegate per gli oggetti comuni. In alternativa le criptovalute possono essere cambiate in Euro».
Perché hanno deciso di regolamentare questo sistema?
«Prima era il Far West e si potevano generare movimenti non sempre leciti. Per questa ragione è intervenuto il sistema finanziario, con governi e banche mondiali che hanno fissato prima delle regole antiriciclaggio e poi una forma di controllo del mercato: noi per esempio siamo iscritti all’OAM, l’ente italiano che regola i cambiavalute, al quale riportare le transazioni effettuate. Con la legge “MiCa” c’è stato un salto di qualità: si è passati dalle registrazioni alla regolamentazione totale, stabilendo cosa si può fare e cosa no, come gestire il cliente, che sicurezza dargli, che tipo di comunicazione effettuare et cetera. In questo modo quello che è stato un mondo poco regolato è diventato un mondo con delle regole, rendendo tutto molto trasparente e chiaro. Ciò comporta avere s.p.a. e c.d.a., capitale di sicurezza, regole insomma».
La moneta “vecchia” sparirà?
«Euro e dollaro non spariranno, hanno un controllo centrale, le Banche Centrali, i governi e in generale tutto il sistema finanziario che le cripto invece non hanno: sono emesse in modo autonomo da entità che possono essere persone, aziende, o anche enti statali, ma la differenza più grande rispetto alla valuta tradizionale è che a differenza di Euro o dollaro non sono soggette a inflazione».
In pratica è come se io decidessi di integrare la pensione dell’INPS o dell’INPGI con una pensione privata?
«In un certo senso sì. Però con i bitcoin non c’è una gestione sottostante. E’ pura accumulazione di valore, come se fosse l’oro, non dà rendimento ma preserva il valore».
Questo “oro” a un certo punto terrà al guinzaglio i governi?
«Non direi, anzi stanno accumulando bitcoin. Ci sono wallet governativi. Il mondo bitcoin, proprio per via della regolamentazione, sta diventando appannaggio del mondo istituzionale».
Ma non è un po’ classista questo sistema?
«No, in teoria si potrebbero investire anche 10 dollari, ma ovviamente non ne varrebbe la pena, non sarebbe affatto conveniente per via dei costi di commissione. L’accesso è potenzialmente aperto a tutti, e grazie anche ai chiarimenti che la regolamentazione MiCa ha definito, le criptovalute rappresentano oggi un nuovo mondo da scoprire».