30 Ottobre 2025
/ 30.10.2025

Il Ponte s’incrina

Non erano solo gli ambientalisti. Non erano solo i tecnici. Non erano solo gli uffici del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Le obiezioni al modo in cui è stato progettato il Ponte sullo Stretto sono state fatte proprie dalla magistratura. La Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera che avrebbe dato il via libera definitivo al progetto di unire con una sola arcata la Sicilia alla Calabria.

Le motivazioni di questa decisione non sono ancora state pubblicate, la Corte le comunicherà entro trenta giorni. Ma circolano varie ipotesi: dubbi sulla copertura finanziaria e sulla sostenibilità economica del progetto; perplessità riguardo alle stime di traffico e ai ricavi attesi; interrogativi sul rispetto delle normative europee relative alle procedure di appalto e su un iter ambientale e sismico che alcuni tecnici ritengono non completamente concluso. In realtà le ipotesi sono varie perché c’è l’imbarazzo della scelta visto che il progetto ha, nel tempo, accumulato una lunga serie di solide obiezioni: questo progetto è stato in agenda per generazioni, con alti, bassi, stop, ripartenze e polemiche.

Costi triplicati, rischio sismico e impatto ambientale: l’elenco dei problemi

Tra le obiezioni più frequenti spiccano le questioni procedurali: secondo alcuni osservatori, non tutti i passaggi relativi all’affidamento, alle gare e alla compatibilità con le normative UE sarebbero stati seguiti con la dovuta correttezza. Ma ci sono anche le stime dei costi che sono rapidamente schizzate in alto (si è partiti da 5 miliardi di euro per arrivare a oltre 13 miliardi a opera ancora non iniziata). I problemi legati all’altissimo indice sismico, con venti e correnti marine forti. L’impatto ambientale perché l’opera attraversa zone protette e ambienti sensibili.

Con la mancata registrazione della delibera, l’atto non può procedere come previsto. Il Governo ha reagito immediatamente bollando la decisione come una “scelta politica più che tecnica”. Per Giorgia Meloni “la mancata registrazione da parte della Corte dei Conti della delibera Cipess riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento”.

Tecnicamente l’iter della procedura non è cancellato, ma il colpo è forte per il Governo e in particolare per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che ha fatto del Ponte una bandiera. Ora Salvini annuncia che, nonostante lo stop, il governo “va avanti” e cercherà “tutte le strade possibili per far partire i lavori”. Non è detto però che aggiungere forzatura a forzatura paghi.

In discussione a questo punto è anche la logica delle opere pubbliche scelta dal Governo Meloni che ha puntato buona parte della posta su un’unica casella: il Ponte. Mentreper la Finanziaria ballano tagli consistenti per il trasporto pubblico e la rete urbana su ferro. Cioè viene colpito il settore chiave per migliorare la qualità della vita di decine di milioni di persone, per ridurre il balzello di 50 mila morti l’anno che paghiamo all’inquinamento atmosferico, per aumentare l’appeal delle nostre città per gli investimenti sui mercati internazionali. Un sacrificio in nome del Ponte. Che s’incrina.

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Gaza

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