Mentre il pianeta si avvicina pericolosamente ai punti di non ritorno climatici, la corsa globale al riarmo rischia di compromettere definitivamente gli obiettivi ambientali. A lanciare l’allarme è un recente studio del Conflict and Environment Observatory, in collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo, e pubblicato in esclusiva dal Guardian. Secondo i ricercatori, il solo riarmo pianificato dalla Nato potrebbe comportare un incremento annuo di quasi 200 milioni di tonnellate di gas serra – l’equivalente delle emissioni totali di un Paese come il Pakistan.
Un record storico di spese militari
Nel 2023, le spese militari globali hanno raggiunto un nuovo picco: 2,46 trilioni di dollari. Si tratta della cifra più alta dalla fine della Seconda guerra mondiale. A pesare, oltre ai grandi conflitti in corso – dall’Ucraina a Gaza, dal Sud Sudan alla Repubblica Democratica del Congo – è la crescente instabilità geopolitica, con nuove tensioni tra Cina e Stati Uniti su Taiwan e tra India e Pakistan.
Tra il 2021 e il 2024, i Paesi dell’Unione Europea hanno aumentato le loro spese militari del 30%, secondo l’International Institute for Economics and Peace. E la tendenza è in crescita: a marzo, Bruxelles ha annunciato il piano “Readiness 2030”, ex “ReArm Europe”, che prevede una spesa aggiuntiva di 800 miliardi di euro per rafforzare l’apparato bellico europeo.
Emissioni occulte e rischio sistemico
Nonostante il loro peso ambientale, le emissioni militari restano tra le più opache: pochi eserciti dichiarano l’uso effettivo di combustibili fossili. Gli esperti stimano però che il comparto militare sia già responsabile del 5,5% delle emissioni globali – una percentuale destinata a crescere con l’intensificarsi delle tensioni.
Ellie Kinney, ricercatrice del Conflict and Environment Observatory, avverte: “C’è una reale preoccupazione per il modo in cui stiamo dando priorità alla sicurezza a breve termine, sacrificando quella a lungo termine. La militarizzazione accelera il cambiamento climatico, che a sua volta genera nuovi conflitti. È un circolo vizioso”.
Basti pensare al Darfur, dove la guerra è stata alimentata dalla desertificazione e dalla scarsità d’acqua, o all’Artico, dove il ritiro dei ghiacci ha acceso nuove dispute sulle risorse naturali.
Opportunità mancate e futuro in pericolo
Ogni dollaro speso in armamenti rappresenta un’opportunità persa per investire in transizione ecologica, energia pulita e resilienza climatica. “Con i fondi spesi per la difesa in un solo anno si potrebbero finanziare migliaia di progetti per l’adattamento climatico nei Paesi più vulnerabili”, spiegano i ricercatori.
Se le attuali politiche di riarmo continueranno senza freni, sarà sempre più difficile rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Peggio ancora, rischiamo di alimentare nuove guerre proprio a causa della crisi climatica che dovremmo contrastare.