10 Dicembre 2025
/ 9.12.2025

Il rilancio europeo

L’attacco di Usa e Russia all’Europa ha nel mirino i valori legati al Green Deal e alla coesione sociale. Un rilancio efficace è basato sulla difesa di questi valori e su un riposizionamento internazionale

Ormai non si può far finta di niente. Non si tratta più di un’esternazione di fronte alla quale si poteva simulare una certa indifferenza. Un documento ponderato, la nuova Strategia di sicurezza nazionale” degli Stati Uniti, sancisce il divorzio di un’unione atlantica durata, sia pure con alti e bassi e con vistose contraddizioni, 80 anni. La Russia, che vuole riconquistare parte dello spazio occupato dall’Urss, e gli Stati Uniti di Trump, che vogliono le mani libere per fare affari a 360 gradi, hanno lo stesso avversario: l’Unione Europea, che considerano un fastidio di cui sbarazzarsi il più presto possibile.

Un’Europa nel mirino

Entro una ventina d’anni la civiltà europea può venire cancellata, prevede con un certo compiacimento l’analisi della Casa Bianca. Che non si limita a valutare, ma annuncia un attivismo esplicito per arrivare allo scopo: invita a “coltivare la resistenza” all’interno dei singoli Paesi europei rispetto alla traiettoria attuale del continente, cioè a destabilizzarlo sostenendo i partiti nazionalistiche puntano a disgregare l’Unione Europea. E Putin, che pratica da tempo l’obiettivo, non poteva che dichiararsi d’accordo, come ha puntualmente fatto.

È possibile che un cambio di guardia alla Casa Bianca fra tre anni rimetta in discussione questo assetto internazionale. Possibile ma tutt’altro che certo. Mentre i tre anni di pressing che abbiamo di fronte prima delle elezioni americane sono sicuri e hanno un segno molto chiaro. Al ritmo attuale delle pressioni esercitate dalla Casa Bianca, produrranno un impatto economico molto pesante se l’Europa si dimostrerà incapace di una reazione efficace.

La risposta possibile

Questa reazione richiede due elementi chiave. Il primo è stato sottolineato da tutti i commenti. Servono una maggiore unità politica, un alleggerimento della burocrazia, maggiori investimenti, un sostegno più coerente alle imprese. Obiettivi che, con le attuali regole del gioco è estremamente difficile se non impossibile raggiungere: il sistema dei veti incrociati blocca decisioni che richiedono l’unanimità. C’è però la possibilità che un gruppo di Paesi europei crei un nucleo di maggior densità all’interno dell’Unione sul modello già sperimentato con successo con la nascita dell’euro. Se questa Europa più fortemente aggregata si muovesse in modo unitario sul fronte internazionale rappresenterebbe un soggetto politico in grado di cambiare lo scenario attuale.

Sul piano della capacità di difesa, ad esempio, si registrerebbero dei benefici indotti dall’economia di scala e dal coordinamento che permetterebbero di aumentare in modo sensibile la capacità militare a parità di spesa, senza cioè mettere a rischio le risorse destinate ad altre due forme di difesa ugualmente essenziali: quella sociale e quella ambientale.

Un’Europa a trazione avanzata potrebbe reagire al ricatto dell’aumento selvaggio dei dazi con una politica commerciale a tutto campo, aprendo all’intensificazione degli scambi di merci e servizi con le aree strategiche per la nostra offerta. Percorso che è stato solo parzialmente avviato.

Serve però anche un secondo elemento di cui pochi parlano. La sfida non può essere solo industriale né solo militare. L’Europa (e l’Italia in particolare) non brilla certo per abbondanza di materia prima e di energia: può trovare soluzioni che le permettono un riallineamento, ma questo aspetto difficilmente potrà diventare un punto di forza. E dal punto di vista degli armamenti c’è un’opinione pubblica interessata a migliorare la capacità di difesa per compensare il venir meno dell’ombrello difensivo americano, ma molto meno disponibile a scenari muscolari.

Il secondo elemento è dunque un rilancio. La capacità di far rinascere il sogno europeo, che dal punto di vista del metodo è basato sul soft power (come scrive Robert Kagan, “la cultura strategica europea privilegia i negoziati, la diplomazia, i legami commerciali e il diritto internazionale rispetto alla forza, la persuasione rispetto alla coercizione, il multilateralismo rispetto all’unilateralismo”). E dal punto di vista dei contenuti è fondato sull’abbinata tra difesa dell’ambiente e difesa della coesione sociale.

I partiti ultranazionalisti, sponsorizzati da Trump e da Putin che si trovano accomunati anche nell’attacco al Green Deal (entrambi sono strenui paladini dei combustibili fossili), hanno nel mirino proprio questo modello europeo. È ragionevole dunque ritenere che una buona difesa di fronte all’attacco trumpiano sia reagire con investimenti sul binomio eco-eco (economico-ecologico) inserito in un quadro di riequilibrio sociale che potrebbe offrire un largo consenso a queste politiche. Una scelta che, dal punto di vista produttivo e tecnologico, allineerebbe l’Europa al main stream globale.

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