18.05.2024
Non si è trattato di un’aurora boreale. Il fenomeno si chiama esattamente Stable Auroral Red Arc. Ed è stato Sole a provocarlo. Uno spettacolo intenso, che ricorderemo per sempre. Analisi e conseguenze nell’intervista agli esperti.
Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, dal Trentino alla Sardegna e dalla Liguria alla Puglia. Un fenomeno che ha caratterizzato l’Italia da nord a sud e che ha colorato il cielo notturno con una scenografica sfumatura di rosso. Una notte magica quella tra il 10 e l’11 maggio, una notte che ormai fa parte della storia. Lo spettacolo offerto dal cielo non è passato inosservato tanto che l’evento è stato registrato da social, giornali, televisioni con una incredibile produzione di immagini e video. Ma anche in questa occasione non sono mancate le argomentazioni di chi, nel fenomeno, ha immaginato profezie e disastri imminenti per l’umanità. Ma, tornando con i piedi ben saldi sulla terra, cerchiamo di capire di cosa si è trattato affidandoci alla spiegazione di scienziati ed esperti. «Intanto va detto che, a differenza di ciò che è stato affermato, non si è trattato esattamente di un’aurora boreale, piuttosto sarebbe più giusto definirlo un fenomeno SAR (Stable Auroral Red Arc) – puntualizza Patrizia Caraveo, astrofisica, dirigente di ricerca all’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e professore a contratto presso l’Università di Pavia. Trattasi di un evento dovuto all’intensa attività del Sole che in questo periodo si sta avvicinando al massimo del suo ciclo undecennale».
Fenomeni così intensi non accadevano da circa 20 anni e hanno fatto registrare picchi (sulla misurazione usata dagli scienziati che studiano la nostra stella), di livello G5, ovvero il massimo della classificazione delle tempeste geomagnetiche che prevede una scala da G1 a G5. Ma a parte gli effetti scenografici e la colorazione del cielo notturno, quali potrebbero essere le implicazioni e le problematiche per le attività sul nostro pianeta? «Quando il Sole è molto attivo, aumenta il numero e l’intensità dei fenomeni energetici che produce trasportando energia sulla Terra trasferendola alla magnetosfera ed all’atmosfera – commenta Mauro Messerotti, docente all’università di Trieste e fisico solare dell’Inaf. Il campo magnetico viene perturbato (tempeste geomagnetiche), la ionosfera aumenta la sua ionizzazione così cambia la propagazione delle onde radio. Di conseguenza, vengono disturbate le comunicazioni radio e la ricezione dei segnali dei satelliti GPS per la geolocalizzazione. Nella ionosfera si generano intense correnti elettriche che vengono captate dai lunghi conduttori a terra come i fili degli elettrodotti ed i tubi delle grandi condutture terrestri e marine. Nel primo caso – continua Messerotti – si possono verificare delle interruzioni nell’erogazione dell’energia elettrica, perché vengono danneggiati i trasformatori di alta tensione che ricevono un surplus di corrente elettrica e si fondono. Nel secondo, aumenta la probabilità di perforazione per un aumentato effetto di elettrocorrosione galvanico». Indispensabile, dunque, studiare la nostra stella nella speranza che non avvenga un fenomeno come quello registrato nel 1859, definito l’evento di Carrington. Allora, la tempesta geomagnetica mandò in tilt il sistema telegrafico, ma se avvenisse adesso o in un prossimo futuro, provocherebbe un incredibile black-out spegnendo di colpo tutte le attività del nostro pianeta.