Passo dopo passo, il più piccolo Stato del mondo si sta trasformando in un laboratorio della conversione energetica. L’ultimo segnale è arrivato oggi, quando il Consiglio dei ministri ha approvato l’accordo firmato con la Santa Sede per la realizzazione di un impianto agrivoltaico a Santa Maria di Galeria, alle porte di Roma.
Il progetto, destinato a entrare in funzione nel giro di pochi mesi, servirà a coprire il fabbisogno energetico del Vaticano e di una serie di edifici religiosi dislocati in territorio italiano, tutelati dal Concordato, come Castel Gandolfo, le università pontificie e i palazzi storici legati alla Santa Sede. Ma c’è di più: l’energia prodotta in eccesso potrà essere condivisa con le comunità vicine, in un’ottica di cooperazione e beneficio collettivo.
La Conversione Ecologica 2030
Quello di Santa Maria di Galeria non sarà un classico impianto fotovoltaico. Parliamo di agrivoltaico, ovvero una struttura in cui i pannelli solari convivono con le coltivazioni, senza sottrarre terreno all’agricoltura ma anzi proteggendolo dagli eccessi climatici. Un modello che unisce sostenibilità ambientale e salvaguardia del paesaggio, perfettamente in linea con l’approccio dell’enciclica Laudato Si’, che da dieci anni rappresenta la bussola verde del Vaticano.
Ma la svolta ecologica vaticana non si esaurisce con questo impianto. Da tempo è in corso un programma di decarbonizzazione che coinvolge trasporti, edifici e abitudini quotidiane all’interno delle mura leonine. Il piano, ribattezzato “Conversione Ecologica 2030”, punta alla completa elettrificazione della mobilità entro cinque anni. Oggi il parco auto del Vaticano è già parzialmente composto da veicoli elettrici, utilizzati per la sorveglianza e i servizi logistici. E per alimentarli è stata allestita una rete di colonnine di ricarica, anche ad alta potenza, accessibili sia ai dipendenti che ai visitatori.
L’altro fronte su cui si gioca la transizione è quello edilizio. La Fabbrica di San Pietro – l’ente che gestisce la manutenzione della basilica – ha avviato una profonda revisione energetica per prepararsi all’anno del Giubileo. Si va dalla sostituzione dei sistemi di illuminazione con luci a LED alimentate da fonti rinnovabili, alla riduzione dell’uso di plastica e materiali usa e getta, fino al recupero dei materiali nei cantieri di restauro.
Una scelta culturale e sprituale
Nel suo insieme, questa strategia nasce da una scelta culturale e spirituale precisa: testimoniare che la cura del creato è parte integrante della fede cristiana. Non si tratta solo di ridurre le emissioni, ma di rivedere il nostro modo di abitare il mondo. In questo senso, la Santa Sede vuole dare un esempio. Lo fa a modo suo, senza grandi conferenze stampa o campagne pubblicitarie, ma con piccoli gesti operativi che, messi in fila, raccontano un cambio di paradigma. Si investe in tecnologia, certo, ma sempre con uno sguardo alla sobrietà e alla coerenza. Non si tratta di stupire, ma di fare la propria parte. Magari in silenzio, ma con determinazione.