27.09.2024
«C’è una marea nelle faccende degli uomini, che colta al suo apice conduce alla fortuna» e c’è un’Italia apprezzata nel mondo per la sua capacità di produrre ricchezza e bellezza, puntando sulla creatività e sull’innovazione tecnologica. I numeri del rapporto annuale “Io sono Cultura” a conferma del potere della nostra cultura.
Forse il senso dell’Italia è racchiuso in un invito del “Giulio Cesare” di Shakespeare: «C’è una marea nelle faccende degli uomini, che colta al suo apice conduce alla fortuna». Da noi il moto ondoso è la ricchezza generata dalla filiera della cultura. Un’occasione imperdibile che la Fondazione Symbola (aggregatore delle Qualità Italiane) con l’appoggio di Unioncamere fotografa fin dal 2011, attraverso il rapporto annuale “Io sono Cultura”: un sistema sinergico di ricerche, eventi e progetti sul valore economico e sociale delle imprese che operano nel settore culturale e creativo. Le fragilità della parcellizzazione del tessuto produttivo, gli scarsi livelli di tutela del lavoro e di cultura imprenditoriale integrano un’analisi approfondita dell’industria manifatturiera, che si è lasciata contaminare dall’estro creativo italico per accrescere il valore dei propri prodotti. Metabolizzato il dna del patrimonio storico-artistico, si evince che cultura e creatività costituiscano un traino dell’intera economia nazionale facendo da volano alla crescita di altri settori, dal turismo alla produzione creative-driven. Veri e propri tratti identitari radicati nella società, che mediante la manifattura, grazie a competenze specifiche nei processi produttivi, sono riusciti a tradurre la bellezza in oggetti,esportando il made in Italy in tutto il mondo, la relativa percezione come brand ed il suo ruolo di infrastruttura territoriale (capillarità di musei, festival, radio e tv lungo lo Stivale). Dall’ultimo rapporto emerge quanto l’intera filiera sia in ripresa rispetto al periodo pre-pandemia anche grazie ad una maggiore compenetrazione tra sistemi digitali e mondo della cultura che si avvale di un rilevante (e montante) protagonismo delle nuove generazioni, nella fruizione e nella produzione di contenuti, affinché l’offerta risulti più attrattiva e raggiunga nuovi bacini d’utenza.
Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, sottolinea: «La forza della nostra economia e del made in Italy, deve molto, in tutti i campi, alla cultura e alla bellezza che oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, generano un valore aggiunto pari a 296.9 mld di euro». L’Italia può e deve essere protagonista del nuovo Bauhaus (casa del costruire, ndr), assecondando le direttive della Commissione Europea sul legame tra cultura-creatività e mondi della produzione, della scienza e della tecnologia sul terreno della transizione ecologica indicata dal Next Generation EU. Innovazione e qualità si traducono in una mission per il nostro Paese, una sorta di soft power che attraversa prodotti e territori, congeniale a favorire un’economia competitiva, ricca di futuro e a misura d’uomo.
Una filiera complessa nella quale operano oltre 284 mila imprese e più di 33 mila organizzazioni no profit, con un’occupazione di 1,5 mln di persone, che ha registrato la crescita del settore dei Software e Videogiochi nel 2023 (16,7 mld di euro di valore aggiunto), specchio di un mondo del business orientato alla digitalizzazione per migliorare la competitività. Segue, per ricchezza prodotta il settore dell’Editoria e Stampa (11,5 mld di euro), quello dell’Architettura e Design (8,6 mld di euro), e la valorizzazione del Patrimonio storico e artistico (il 3,7% dell’intero sistema). Con una commistione tra cultura e digitale in ascesa (Tik Tok e Instagram) e l’abbassamento dell’età media dei fruitori. «Un sistema capace di attivare il resto dell’economia ed essere cardine di attrattività per i visitatori in arrivo nel nostro Paese», aggiunge Andrea Prete, presidente di Unioncamere. Sorridendo.