28.01.2025
Non più un’imprecazione da giornata afosa. Morire per il caldo è un serio rischio per chi vive nell’area del Mediterraneo.
A lanciare l’allarme è uno studio condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, secondo il quale il cambiamento climatico potrebbe causare entro la fine del secolo oltre 2,3 milioni di decessi legati alle alte temperature in 854 città europee. L’Italia, con isola di Malta, Spagna e Portogallo, è tra i Paesi più vulnerabili in Europa, tanto che nel periodo 2050-54 potrebbe vedere un tasso medio di mortalità per caldo di 91,2 persone ogni 100 mila abitanti, mentre nel 2095-99 la cifra salirebbe a 191,3 morti ogni 100 mila abitanti. Il numero più elevato di vittime del caldo è previsto proprio nelle città più popolose del Mediterraneo: Spagna e Italia potrebbero essere i due Paesi più colpiti.
Tra le prime dieci città che vedrebbero aumentare il numero di decessi, quattro sono italiane. È Roma la città che nel nostro Paese conterebbe il numero maggiore di vittime, (stimate in 147.738). In uno scenario più allargato, la Capitale è al secondo posto dopo Barcellona che potrebbe arrivare alla preoccupante cifra di circa 246 mila, seguita da Napoli al terzo posto (oltre 147 mila) e da Milano al quinto (poco più di 110 mila).
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, ha visto la partecipazione per l’Italia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dell’Asl Roma 1 e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). L’analisi smonta la teoria di chi vede un lato buono del cambiamento climatico nella diminuzione delle morti per il freddo nei Paesi del nord Europa. È vero che man mano che ci si allontana dall’area del Mediterraneo si prevedono impatti meno pesanti. Parigi e la maggior parte delle città dell’Europa settentrionale, come quelle del Regno Unito e dei Paesi scandinavi, potrebbero registrare un netto calo dei decessi a causa della forte riduzione delle morti dovute al freddo. Ma questo minor numero di vittime viene tuttavia ampiamente controbilanciato dagli aumenti nel resto d’Europa, con il risultato di 2,3 milioni di morti complessive legate al caldo eccessivo.
Secondo Antonio Gasparrini, responsabile del laboratorio Environment & Health Modelling (Ehm) e co-autore della ricerca, “i risultati confutano le teorie sugli effetti benefici del cambiamento climatico spesso proposte per opporsi a politiche di mitigazione che invece dovrebbero essere implementate il prima possibile”. Lo studio suggerisce che, anche qualora venissero compiuti enormi sforzi per adattare le città alle temperature in aumento, ciò non sarebbe sufficiente a bilanciare l’aumento dei rischi per la salute dovuti all’esposizione al calore. Solo rapidi tagli alle emissioni di carbonio si sono dimostrati in grado di ridurre il numero di decessi estremi per calore.