16 Maggio 2024
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Cronaca, Lavoro

In Italia spopola lo smart working, ora più regole

06.04.2024

Il numero dei lavoratori da remoto più che quintuplicato dal 2020. La nuova modalità è sempre più gradita dalle aziende e consente ai dipendenti una migliore conciliazione tra vita privata e professione. Arrivano le nuove regole che obbligano i datori di lavoro a stipulare chiari accordi.


Con l’arrivo di aprile è cambiato lo smart working, ora soggetto a norme più precise e dettagliate che mirano a garantire una gestione efficace e responsabile di questa modalità di lavoro. Originariamente previsto dal Decreto Proroghe fino al 31 dicembre 2023 e poi esteso con il Decreto Anticipi fino al 31 marzo 2024, in particolare ai lavoratori genitori di minori di 14 anni e lavoratori fragili, dal 1° aprile risponde a nuove regole che ridefiniscono il panorama del lavoro agile sia nel settore pubblico che in quello privato. Nello specifico, la legge 81 del 2017, che già lo disciplinava, ora si presenta con stringenti dettagli che delineano in maniera precisa i diritti e i doveri di entrambe le parti coinvolte. Vediamo in breve le novità.

Innanzitutto, lo smart working non è più un diritto automatico, ma una modalità adottabile concordandolo con l’azienda. Per accedervi, non basterà più una richiesta formale via e-mail, ma è richiesto un accordo individuale scritto tra lavoratore e titolare, che definisce vari aspetti: durata, luoghi di lavoro, strumenti utilizzati, tempi di riposo, disconnessione digitale, controllo delle prestazioni e organizzazione della giornata. Infine, per accedervi, il lavoratore deve presentare la richiesta tramite il portale Servizi Lavoro, accessibile con autenticazione SPID e CIE entro 5 giorni dall’inizio della prestazione o dalla data di proroga comunicata.

Ma perché lo smart working è diventato sempre più indispensabile? Se nel periodo pre-Covid non era un’abitudine, nel corso del 2023 i lavoratori da remoto erano oltre 3,5 milioni, il 541% in più rispetto a prima del 2020. E, nonostante le prospettive di una nuova regolamentazione, secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano nel 2024 si stima che saliranno a 3,65 milioni. Il lavoro da remoto, infatti, consente ai dipendenti una migliore conciliazione tra vita privata e professionale, un maggior benessere organizzativo e, potenzialmente, un aumento della produttività e della qualità del lavoro: la riduzione dei tempi di spostamento e la maggiore flessibilità nel gestire il proprio tempo aiutano a migliorare il focus e l’efficienza lavorativa. E, grazie all’impiego della tecnologia, sempre più sofisticata, i team riescono a lavorare sinergicamente anche a distanza, benché questo aspetto richieda un’adeguata formazione e l’adozione di nuove competenze. D’altro canto, lo smart working impone alle aziende una supervisione delle prestazioni dei dipendenti e comporta un cambiamento culturale al loro interno, obbligandole ad adottare una mentalità che valorizzi i risultati ottenuti piuttosto che la presenza fisica negli uffici. Dunque, il lavoro da remoto sta evolvendo verso una pratica più strutturata e regolamentata, offrendo potenziali vantaggi sia alle aziende che ai lavoratori. Ma una cosa è certa: per affrontare le sfide e capitalizzarne i benefici è necessario un impegno continuo da parte di entrambe le parti coinvolte.

 

 

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