12 Giugno 2025
/ 10.06.2025

In Polinesia l’area marina protetta più grande del mondo

Un colosso del mare nella Polinesia francese per difendere la biodiversità. È la sorpresa spuntata alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani in corso a Nizza

Alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani in corso a Nizza, la Polinesia francese ha sorpreso tutti con un annuncio che promette di riscrivere le politiche globali di tutela marina: la creazione della più grande area marina protetta del pianeta. A darne notizia è stato il presidente dell’arcipelago, Moetai Brotherson, spiegando che quasi l’intera zona economica esclusiva della Polinesia, pari a 4,55 milioni di chilometri quadrati, sarà sottoposta a una forma di tutela ambientale.

All’interno di quest’enorme distesa oceanica, circa 900.000 km² saranno classificati come zona di protezione integrale, con il divieto totale di ogni attività umana. Altri 200.000 km² saranno invece riservati esclusivamente alla pesca artigianale e saranno soggetti a regole di protezione rafforzata. Complessivamente, 1,1 milioni di chilometri quadrati saranno considerati “altamente protetti”: un’estensione quasi doppia rispetto all’intera superficie della Francia continentale.

Un segnale forte per l’Oceano Pacifico

L’annuncio è stato accolto con entusiasmo dalla comunità internazionale. Razan Al Mubarak, presidente dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha lodato il gesto definendolo “una visione lungimirante” e auspicando che la scelta della Polinesia inneschi una nuova stagione di aree marine protette di larga scala, non solo simboliche ma realmente efficaci. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di una “decisione storica che segna una svolta nella protezione dell’Oceano Pacifico”.

Parole che non restano sulla carta: la Francia, ha assicurato Macron, fornirà alla Polinesia le risorse necessarie per il monitoraggio e la sorveglianza di queste aree, in modo da garantire che le regole non restino lettera morta. Un passo importante, se si considera che la gestione di un’area marina così vasta richiede strumenti tecnologici, mezzi navali e personale qualificato in grado di far rispettare i divieti, scoraggiare la pesca illegale e monitorare lo stato degli ecosistemi.

La Francia sale sul podio blu

Con questa mossa, Parigi rafforza ulteriormente il proprio ruolo nelle politiche di tutela degli oceani. Grazie all’estensione oceanica dei suoi territori d’oltremare, la Francia dispone del secondo demanio marittimo più vasto al mondo: 11 milioni di chilometri quadrati, distribuiti tra Caraibi, Pacifico e Oceano Indiano.

La decisione della Polinesia consente di aumentare in un colpo solo la quota delle acque francesi protette al 78%, almeno formalmente. Di queste, il 14,8% rientra ora nella categoria delle aree “altamente protette”, contro il 4,8% precedente. È un dato importante, anche se va ricordato che in molte zone le restrizioni restano minime e non equivalgono a un divieto assoluto di pesca o sfruttamento.

Il valore strategico della protezione marina

Le Aree Marine Protette (AMP) non servono solo a salvare pesci e coralli. Sono fondamentali per la conservazione della biodiversità, per la resilienza degli oceani di fronte ai cambiamenti climatici, e per il sostegno alle economie locali basate su turismo e pesca sostenibile. Le aree con divieti totali o parziali aiutano gli ecosistemi a rigenerarsi, aumentano le popolazioni di specie a rischio e creano zone di ripopolamento anche per le acque circostanti.

In un momento in cui il riscaldamento globale e l’inquinamento marino mettono a rischio la salute degli oceani, l’iniziativa della Polinesia francese appare come un segnale concreto e ambizioso: un atto politico e ambientale che potrebbe fare scuola. E chissà che non stimoli altri Stati costieri — in particolare quelli che ancora faticano a raggiungere gli obiettivi di tutela del 30% degli oceani entro il 2030 — a seguire l’esempio di questo piccolo arcipelago nel cuore del Pacifico.

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