15 Gennaio 2025
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Punto a Capuo

Ingranata la retromarcia di Prighozin, Putin resta al suo posto

28.06.2023

Ritorno alla casella precedente. Non voglio dire che la sortita di Prighozin e dei suoi sia stata insignificante. Se fai quindici morti tra gli uomini dell’esercito e dell’aviazione e te la cavi con un esilio – quando altri per molto meno hanno pagato caro – vuol dire che qualche ferita nel corpaccione dell’orso russo c’è, e andava leccata. Ma resto convinto che Putin ne esca più forte. È apparso, alla sua opinione pubblica, come un mediatore saggio, e non ha alternative, e ha vinto in poche ore. È ovvio che la propaganda occidentale tenda a far credere il contrario: scricchiolii, debolezze (e ti pareva: sono gli stessi che parlavano di malattie e pochi mesi di vita, e di esaurimento delle munizioni in poche settimane).

Putin starà al suo posto finché non troverà uno più abile di lui, che governa da 23 anni, o finché il popolo russo deciderà in qualche modo che la democrazia sia meglio dell’autocrazia. O finché non perderà la guerra in Ucraina. Eccola la casella precedente, per tutti. La NATO deve per forza puntare alla vittoria della controffensiva ucraina, a un replay della marcia quasi trionfale della scorsa estate su Kharkiv. Cosa che si rivela difficile, perché gli ucraini hanno perso molte forze in un anno e mezzo di guerra (i russi anche, ma gli ucraini sono 43 milioni, i russi 100 di più), l’addestramento in Europa è stato come gli esami negli anni del Covid, frettoloso, e il reclutamento raschia il fondo del barile.

Conosco un ucraino che aveva lavoro qui in Italia, è rientrato per andare a vedere i genitori e la casa bruciata, ora vive nascosto in cantina: si recluta come in un rastrellamento, a Kiev e altrove. Puoi avere le armi che vuoi, ma ci dev’essere un dito umano sul grilletto o sul tasto, e per fare un soldato ci vogliono vent’anni.

In un mondo ideale gli ucraini vincono, ritornano ai confini del 1991 che non controllano da 9 anni e mettono in fuga l’armata russa dell’invasore e gli ucraini filorussi. Nel mondo reale non è impossibile, ma più difficile. E se la controffensiva non riuscisse? Che cosa faranno Biden e Stoltenberg, la Von der Leyen e Josip Borrell, Meloni e Crosetto? Che cosa scriveranno i nostri giornali? Altre armi ancora?

Negoziare perché non sei riuscito a vincere è peggio che negoziare per buon senso. Consoliamoci, intanto, perché Putin è più debole.

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