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Jannik Sinner, ora abbiamo il coraggio di sognare

15.08.2023

Toronto 12/08/2023. Torneo di tennis - Toronto National Bank Open semifinale singolare maschile; nella foto Jannik Sinner esulta dopo aver vinto la partita

Motivazione, dedizione e abilità. Il trionfo di Sinner sul cemento del Masters 1000 di Toronto, lontano dalla superficie “più amata degli italiani” di “Roland Garros”, segnala le sue grandi qualità. Pronti per festeggiare il numero 1 del mondo?

In un secolo e mezzo di tennis, gli uomini italiani hanno vinto soltanto tre prove del Grande Slam. Due titoli per Nicola Pietrangeli, uno per Adriano Panatta. Tutti a Parigi, sul mattone tritato del Roland Garros. Non sorprende, giacché la terra rossa è la superficie “più amata dagli italiani”, come raccontava un mitico spot di arredi per cucine.

Va da sé che imporsi su un’altra superficie sarebbe un’impresa spettacolare, unica. Il trionfo di Jannik Sinner sul cemento del Masters 1000 di Toronto (uno dei nove tornei più importanti subito dopo gli Slam) è un ulteriore indizio: l’altoatesino è l’uomo giusto per abbattere tabù ultrasecolari, raggiungendo vette mai toccate dai suoi predecessori. I numeri sono dalla sua parte, a partire da una carta d’identità che in questi giorni segnerà 22 anni.

Che Sinner abbia un gioco perfetto per il robot-tennis del 2023 è noto, e non vale la pena tuffarsi nei meandri della tecnica, anche se la scelta di modificare il movimento dei piedi al servizio è stato un atto di grande coraggio. Semmai è giusto sottolineare la sua immensa motivazione, accompagnata a uno spirito di sacrificio che lo spinge costantemente fuori dalla zona di comfort.

Come ha rivelato un anno fa, non ha mai messo piede in un pub o in una discoteca. Meglio studiare gli avversari su YouTube o affidarsi alle direttive dei suoi allenatori, Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Gli hanno chiesto se il successo in Canada sia stato un regalo anticipato di compleanno.

«Adesso c’è Cincinnati – ha risposto – chiederò di esordire mercoledì: se mi accontenteranno giocherò per il terzo anno di fila nel giorno del mio compleanno. Sarebbe il regalo più bello perché il tennis è la mia passione, quello che amo».

Altro che eccessi, distrazioni, sgarri a tavola: Jannik sa che nei libri di storia rimangono i risultati. E lui è pronto a diventare il più forte tennista italiano di tutti i tempi, mettendo a tacere l’eterno dibattito tra i sostenitori di Pietrangeli e quelli di Panatta.

Intanto ha già vinto otto titoli ed è a due lunghezze dal record nazionale di Panatta (dieci), che peraltro vinse l’ottavo quando aveva 27 anni. Ma la storia si fa con gli Slam: non sappiamo se riuscirà a vincere l’imminente Us Open, ma tutti gli indicatori fanno pensare che ne vincerà più di uno, anche (e soprattutto) lontano da Parigi. Ma c’è di più: favorito da un ricambio generazionale che vede il solo Carlos Alcaraz come avversario davvero robusto per i prossimi dieci anni, è in ottima posizione per fare qualcosa che non avevamo nemmeno avuto il coraggio di sognare, ovvero diventare numero 1 del mondo. E meno male che San Candido, il suo Paese natale, fu assegnato all’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, in deroga a quello che prevedeva la Conferenza di Pace di Parigi. È la risposta – quasi un indennizzo – della Storia a una delle frasi più famose del grande Rino Tommasi. «Pensate se Boris Becker fosse nato a Merano…». Se Jannik dovesse vincere più di Bum Bum, significa che dovevamo aspettare giusto una trentina d’anni.

Credito fotografico:

Foto IPP/Frank Gunn/The Canadian Press via ZUMA Press

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