16 Luglio 2025
/ 16.07.2025

La California porta la Casa Bianca in tribunale per il diritto all’aria pulita

Il Golden State porta in aula la battaglia ambientale più simbolica degli ultimi anni: difendere il diritto a standard più severi sulle emissioni e rivendicare il ruolo guida degli Stati nella lotta al cambiamento climatico.

La California ha fatto ciò che ci si aspettava da uno Stato abituato a guidare la transizione ecologica americana: ha fatto causa al presidente Donald Trump, ma anche – e soprattutto – al Congresso repubblicano che, lo scorso giugno, ha revocato tre fondamentali esenzioni ambientali garantite alla California dal Clean Air Act. Una mossa definita “politica e distruttiva” dal governatore Gavin Newsom, che ha parlato apertamente di “assalto alla nostra aria pulita”.

Al centro della contesa ci sono norme cruciali per il futuro climatico della California (e non solo): lo stop alla vendita di auto a benzina entro il 2035, i nuovi limiti per i camion a basse emissioni e gli standard aggiornati per i veicoli pesanti. Misure che avevano ricevuto l’approvazione dell’Epa, l’Agenzia federale per la protezione ambientale, e che sono state revocate sfruttando un controverso strumento legislativo: la Congressional Review Act (Cra).

Il cuore del problema: il potere degli Stati

Da oltre cinquant’anni, la California gode di uno status speciale. Il Clean Air Act del 1967 le consente di richiedere waivers, esenzioni per applicare regolamenti ambientali più severi di quelli federali. Questo privilegio nasce dal fatto che lo Stato ha storicamente livelli di inquinamento atmosferico tra i più alti degli Stati Uniti.

Grazie a queste deroghe, Sacramento ha potuto sviluppare politiche pionieristiche nel campo delle emissioni auto e nella promozione dei veicoli elettrici. Molti altri Stati – 17 al momento – hanno adottato i suoi standard. Ma ora tutto questo potrebbe saltare.

La revoca approvata dal Congresso e firmata da Trump mette a rischio proprio quei regolamenti. Non solo elimina gli standard più ambiziosi, ma lancia un messaggio preoccupante: i poteri degli Stati in materia ambientale possono essere cancellati da un colpo di penna politica.

Il procuratore: “Difendiamo il diritto alla salute”

Il procuratore generale della California, Rob Bonta, è stato netto: “Questa non è solo una disputa tecnica. È una lotta per il diritto di respirare aria pulita. La nostra Costituzione e le leggi federali ci garantiscono di proteggerci da standard ambientali insufficienti”.

La causa è stata presentata in una corte federale e coinvolge anche altri dieci Stati tra cui New York, Oregon e Massachusetts. Con loro anche importanti organizzazioni ambientaliste come il Sierra Club e la Union of Concerned Scientists, secondo cui la Cra è stata usata in modo improprio: le waivers dell’Epa non sono regolamenti, ma autorizzazioni specifiche, e dunque – sostengono – non possono essere soggette alla revoca semplificata prevista dalla legge federale.

Chi paga il prezzo?

La risposta è semplice: i cittadini. Secondo il California Air Resources Board, le norme ora in bilico avrebbero evitato, da qui al 2050, l’emissione di milioni di tonnellate di CO₂, ridotto le malattie respiratorie e salvato migliaia di vite. L’impatto economico dei danni evitati si stima in oltre 45 miliardi di dollari.

Non solo: il ritiro delle esenzioni mette a rischio anche il mercato dei veicoli elettrici. La California rappresenta quasi la metà delle vendite di auto elettriche negli Stati Uniti. Lo stop al programma “Advanced Clean Cars II” rischia di frenare la crescita del settore, disincentivare gli investimenti e rallentare l’innovazione.

Alcune case automobilistiche – come Ford, Gm e Tesla – hanno già fatto sapere di voler mantenere gli standard più elevati, ma altre potrebbero cogliere l’occasione per tornare a modelli meno sostenibili.

Il contesto politico: la posta in gioco è federale

Lo scontro californiano è solo la punta dell’iceberg. Con il ritorno di Trump, molte politiche ambientali varate sotto l’amministrazione Biden stanno finendo sotto attacco.

Il rischio – sottolineano osservatori come Inside Climate News – è che si crei un effetto domino: se la Cra viene usata per smantellare normative statali o locali, ogni cambiamento futuro rischia di diventare precario, instabile, facilmente reversibile.

Secondo diversi analisti giuridici, la causa californiana potrebbe finire alla Corte Suprema, dove la maggioranza conservatrice potrebbe stabilire nuovi confini tra potere federale e diritti degli Stati. Per ora, la partita è aperta, e il suo esito potrebbe ridefinire l’intero assetto della politica ambientale americana.

Nel frattempo, Gavin Newsom ha promesso di andare avanti: “Nessun Congresso politicizzato fermerà il nostro impegno per il clima. La California continuerà a guidare”. Anche perché, come ricorda il governatore, la posta in gioco è altissima: si parla di salute pubblica, di giustizia ambientale e del futuro delle prossime generazioni.

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