20 Agosto 2025
/ 5.08.2025

La deregulation sulla caccia sepolta da 2 mila emendamenti

In Parlamento cresce l’opposizione contro la proposta di far saltare la legge sulla caccia per lasciare campo libero alle doppiette, in barba ai regolamenti europei

Più di 2 mila emendamenti: chi pensava di far passare sottotraccia la controriforma venatoria ha sbagliato i conti. Il Movimento cinque stelle ha presentato oltre 1.100 emendamenti, 500 li ha presentati l’Alleanza Verdi e sinistra, 300 il Pd. E poi ci sono quelli di alcuni senatori dell’area governativa.

Il risultato è un conflitto a tutto campo su un tema che chiamare impopolare è un eufemismo. Una larga maggioranza degli italiani la caccia la vorrebbe proprio eliminare, proibire nei boschi in cui si passeggia, nelle campagne in cui si va in bicicletta, vicino alle case dove la distanza di rispetto è spesso ignorata dalle doppiette. Eppure, nonostante tutti i sondaggi mostrino l’impopolarità delle doppiette, la sirena delle armi crea periodici tentativi di forzare la mano all’Europa e alla difesa della biodiversità.

Spari di notte e stagione venatoria sempre più lunga

“Il provvedimento sulla caccia del ministro Lollobrigida, che smantella la legge sulla tutela della fauna selvatica, è un vero e proprio regalo alle lobby venatorie e un attacco indiscriminato agli animali selvatici”, ha dichiarato il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama. “Più specie cacciabili, aumento delle aree dove è possibile uccidere e massacrare animali, spari di notte e stagione venatoria sempre più lunga. La destra liberalizza la caccia facendo credere agli italiani che con le doppiette si possano controllare le specie più invasive. Ma la caccia non è tutela della biodiversità, è l’esatto opposto”.

“E’ in corso un ‘bracconaggio di consensi’ a spese di piccoli uccelli da parte del Governo insieme a diverse giunte regionali. Le associazioni Enpa, Lac Lav Lndc e Oipa rendono noto l’elenco delle peggiori amministrazioni che hanno cioè autorizzato la caccia in deroga, dando il via alla strage di uccelli migratori, in particolare fringuelli e stormi, solo per dare soddisfazione alle lobby venatorie e armaiole, soprattutto in vista del rinnovo di alcuni Consigli regionali”, aggiunge la capogruppo di AVS alla Camera, Luana Zanella.

“Con la nostra ferma opposizione abbiamo fatto naufragare il ddl Bruzzone alla Camera, faremo lo stesso con questo obbrobrio di disegno di legge qui al Senato”, fanno coro i senatori del M5s nelle commissioni Ambiente e Attività produttive del Senato, Gabriella Di Girolamo, Luigi Nave, Elena Sironi, Sabrina Licheri, Dolores Bevilacqua, insieme alle senatrici Alessandra Maiorino e Gisella Naturale. “Ci chiediamo come sia possibile che si permetta ancora di uccidere esseri senzienti per sport o per piacere personale. Ok agli abbattimenti selettivi per contingenze urgenti che impattano sulla sicurezza e sugli agricoltori, come nel caso degli ungulati, ma solo a seguito di un’attenta pianificazione e una strategia integrata attuata da adeguate risorse, come i carabinieri della Guardia Forestale e con l’importante distinguo che la natura e la biodiversità vanno sempre tutelate: non sono una risorsa da gestire, ma un bene da proteggere”.

E anche il Pd è sceso in campo con una dichiarazione firmata dal senatore Nicola Irto, capogruppo Pd in commissione Ambiente, dall’europarlamentare Annalisa Corrado, responsabile nazionale per la conversione ecologica, clima e green economy del Pd e dal senatore Silvio Franceschelli, capogruppo Pd in commissione Industria e Agricoltura: “Siamo di fronte ad una destra che, sistematicamente, pretende di distruggere a colpi di macete qualsiasi tipo di freno e di regola che ponga un limite agli interessi dei loro interlocutori, che, guarda caso, sono sempre e solo i più forti: in questo caso chi vorrebbe usare biodiversità e fauna selvatica (già duramente provate dagli effetti della crisi climatica) come il proprio parco giochi personale, senza rispetto per niente e per nessuno. Da quando sono al governo hanno tentato di tutto per smantellare la legge 157, frutto di un delicato equilibrio tra associazioni ambientaliste, indicazioni scientifiche, istanze dell’agricoltura e del mondo venatorio”. Mentre Eleonora Evi ha presentato alla Camera un’interrogazione parlamentare sulla delibera della Regione Liguria con cui si autorizza in deroga la caccia ai fringuelli.

Il disegno di legge promosso dal ministro Lollobrigida si trova così accerchiato dall’opposizione parlamentare e da una crescente mobilitazione della società civile. Le principali associazioni ambientaliste – tra cui Enpa, Lac, Lav, Lndc e Oipa – denunciano da settimane il rischio di una deriva normativa che metterebbe a repentaglio decenni di protezione della fauna selvatica. E che costerebbe all’Italia un nuovo round di sanzioni da parte dell’Unione Europea per la violazione delle direttive a tutela della biodiversità

Il governo difende la riforma parlando di “aggiornamento necessario” e di “gestione sostenibile della fauna”, ma le opposizioni non ci stanno. Per il M5S e AVS si tratta di un attacco ideologico alla natura, motivato più da logiche clientelari che da esigenze reali. La battaglia ora si gioca in Commissione e poi in Aula.

L’iter della legge

Come andrà a finire? Proviamo a fare un rapido conto dei tempi. L’8 agosto il Parlamento chiude. Se ne riparla all’inizio di settembre dove in Senato la battaglia degli emendamenti dovrà essere affrontata in Commissione. Visti i numeri si andrà a novembre-dicembre. È pensabile che il Parlamento affronti questo scontro nel momento in cui deve concentrarsi sulla legge di bilancio? Dunque con buone probabilità il Senato darà il suo parere all’inizio del 2026. Se la legge otterrà l’approvazione di Palazzo Madama, arriverà alla Camera. Dove si scatenerà di nuovo la battaglia di emendamenti, prima in Commissione e poi in Aula. E se la legge verrà cambiata, anche di una sola parola, il testo dovrà tornare al Senato. Dove tutto ricomincerà da capo.

Non solo. Dopo la rottura della pax venatoria il fronte ambientalista è tornato all’offensiva. Con la legge di iniziativa popolare per l’abolizione della caccia e dell’articolo 842 del Codice Civile italiano (quello che stabilisce che il proprietario di un terreno non può impedire l’accesso ai cacciatori, a meno che il terreno non sia chiuso da una recinzione alta almeno 1,20 metri). E con la raccolta di firme per un referendum abrogativo sulla caccia.

Insomma è probabile che il dibattito continui fino alla vigilia delle politiche del 2027, che potrebbero tornare a una data primaverile. E allora i partiti dovranno giocarsi la loro posizione di fronte a un’opinione pubblica largamente schierata. Ognuno farà i suoi conti.

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