31 Gennaio 2025
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Cronaca, Scienza e tecnologia, Sicurezza

La dittatura algoritmica sotto processo

13.05.2024

Troppo potere sugli umani. Il professor Zuckerman pone una questione cruciale contro l’onnipotenza di Meta guidata da Mark Zuckerberg. La sua estensione “Unfollow Everything 2.0” va oltre il “Digital Services Act” europeo. L’obiettivo è restituire agli utenti il pieno controllo sui propri dati, sfidando l’egemonia dell’intelligenza artificiale.

Immaginate di dover ricominciare da zero la vostra vita social. Il che potrebbe gettare molti di voi nello sconforto più tale, ma probabilmente sarebbe anche il modo più efficace per uscire da una dittatura: quella dell’algoritmo. Lo pensa, infatti, Ethan Zuckerman, professore associato presso l’Università del Massachusetts-Amherst, il quale ha intentato una causa contro Meta tramite il Knight First Amendment Institute della Columbia University. Il suo obiettivo (potrebbe essere anche il nostro?) è impedire a Facebook di bloccare uno strumento chiamato Unfollow Everything 2.0, che permette agli utenti di azzerare le connessioni accumulate nel tempo, inclusi i “mi piace”, a pagine e gruppi. In modo da restituire agli utenti il pieno controllo sui propri dati e sulla visualizzazione del flusso di notizie, sfidando l’egemonia dell’intelligenza artificiale nel suggerire contenuti personalizzati.

L’idea di Zuckerman – un nome che il destino ha messo a confronto con quello ben più noto del fondatore di Facebook – va insomma oltre l’ordinamento cronologico imposto dall’Europa con il Digital Services Act, proponendo un ritorno a una visualizzazione neutra e primordiale dei contenuti popolari su Facebook. Un ritorno al passato – o al futuro, magari – che ora è vincolato al giudizio della Corte federale di San Francisco, dove è stata depositata la causa contro Meta. Che ha già reagito vietando la pubblicazione della prima versione dello sotfware, suscitando polemiche riguardo alla sicurezza e alla privacy.

Il caso solleva importanti questioni sul potere degli algoritmi e sull’esigenza di garantire una maggiore trasparenza e controllo agli utenti dei social network. I due “Zuck” sono sui lati opposti della barricata e Unfollow Everything 2.0 si presenta come un’estensione per browser, che permette agli utenti di visualizzare Facebook in una modalità neutra con un semplice clic. Un approccio che potrebbe rappresentare una svolta nell’esperienza social, riducendo l’effetto delle informative a getto continuo e promuovendo una maggiore diversità di opinioni e contenuti. Meta ovviamente ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla privacy associate a strumenti come quello del Prof Zuckerman, sottolineando la complessità delle questioni in gioco, che spesso però nascondono invece il tentativo di difendere il proprio business e l’egemonia tecnologica.

Il dibattito su come regolare e controllare l’impatto degli algoritmi sui social network è insomma destinato a continuare, e casi come quello di Zuckerman contro Meta sono cruciali nel determinare il futuro della nostra esperienza online e della libertà di espressione digitale. Ecco perché a San Francisco non è solo in ballo l’esistenza di un servizio di un professore ingegnoso, ma proprio tutto il meccanismo che ha spostato l’umanità verso un sistema di interazioni incontrollate. O meglio, controllate da pochi.

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