25.09.2023
Verstappen ritorna padrone mentre il suo team è già campione del mondo costruttori. La Ferrari sorride solo per la battaglia vinta con le Mercedes che tentano sfacciatamente di ripetere il gioco del DRS brevettato proprio da Sainz. Bezzecchi vince il MotoGp in India dove tutti hanno battagliato con le gomme su quell’asfalto scivoloso, Pecco sbaglia, Martin sale a -13.
Domenica mattina asiatica amara per il motorsport italiano. La Ferrari si sveglia di soprassalto dai sogni di gloria di Singapore con il bagno di realtà del Gran Premio del Giappone, la Ducati vede Pecco Bagnaia ritirarsi in India e Jorge Martin riavvicinarsi decisamente in classifica. A Maranello, nonostante un Max Verstappen tornato dominante e una Red Bull ufficialmente campione del mondo costruttori 2023, le notizie non sono però solo negative.
Partiamo da un dato incontrovertibile: Suzuka ha dimostrato che la fatidica Direttiva Tecnica 018 ha tutt’altro che tagliato le ali alla Red Bull. Quantomeno a Verstappen, imprendibile già in qualifica e di nuovo vincitore indisturbato (Norris, secondo, rimedia quasi 20 secondi di distacco al traguardo). McLaren sul podio anche con Piastri, ma alle sue spalle ecco la prima Ferrari: quarto è Leclerc, davanti a un Hamilton costretto a difendersi fino al traguardo dall’attacco di Sainz. Quest’ultimo precede Russell, con le Rosse che così rosicchiano 4 preziosi punticini alle rivali Mercedes. Per il secondo posto in classifica, ora distante 20 lunghezze, potrebbero rivelarsi cruciali.
Certamente non può essere una buona notizia vedere Verstappen trionfare come se Singapore non fosse mai esistita. C’era però da prevederlo: le nuove regole sul fondo delle F1 avevano penalizzato la Red Bull anche a causa dell’asfalto sconnesso di Marina Bay. Suzuka, circuito estremamente liscio nonostante le tante curve, non ha invece intaccato di una virgola l’aerodinamica dei confermati campioni del mondo.
In casa Ferrari si sorride però per la battaglia vinta contro le Mercedes, per le quali non paga l’azzardo di una sosta in meno per Russell. Quest’ultimo e Hamilton tentano peraltro di ripetere il gioco del DRS brevettato proprio da Sainz a Singapore, ma invano. «Mi stanno copiando. Ma tanto lo prendo», afferma lo spagnolo in radio prima di artigliare il suo prezioso sesto posto.
In MotoGP il Gran Premio d’India si gioca invece sulla gestione delle altissime temperature, della scivolosità del circuito e soprattutto delle gomme. Quanto sia estremo l’equilibrio tra i big si intuisce già al 1° giro: in testa si alternano Martin, Bagnaia e Bezzecchi, tutti autori di piccoli errori. Quando all’inizio del 2° il riminese vola al comando della gara, però, non lo lascerà più. Alle sue spalle si accende invece la sfida tra i principali candidati al Mondiale: al 5° giro Martin sopravanza Bagnaia, in difficoltà con una gomma più solida sull’anteriore, ma in crescita nelle seguenti fasi di gara (del resto proprio questa era la sua strategia).
Pecco poi al 13° rompe gli indugi e passa, ma già al passaggio successivo tutto è vanificato quando finisce a terra: fatale il sovrasterzo e, guarda caso, il controllo dell’anteriore.
Lo svantaggio di Martin in classifica passa quindi a 13 punti grazie al secondo posto ottenuto in extremis su un arrembante Quartararo (terzo alla fine). E per il titolo torna prepotente anche la candidatura di Bezzecchi, che con la vittoria e il ritiro di Pecco si porta a -44.