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La Festa della Repubblica e il senso della Costituzione

02.06.2023

I momenti celebrativi della Festa nazionale hanno ripreso un discorso emblematico rivolto ai giovani nel 1955 da Piero Calamandrei, membro dell’assemblea costituente della Repubblica Italiana.

La Festa della Repubblica è tornata ad avere quest’anno, non solo piena partecipazione agli eventi celebrativi, ma ha proposto sulla scena pubblica il significato della scelta compiuta 77 anni fa dal popolo italiano, all’insegna del rinnovamento democratico. Nel suo discorso al Paese, il presidente Sergio Mattarella, dopo avere espresso significativamente riconoscenza ai Prefetti «per il prezioso contributo offerto nei diversi contesti territoriali, alla concreta attuazione dei valori costituzionali di libertà, eguaglianza e solidarietà» (rendendo merito alla figura istituzionale di riferimento del Governo a livello locale), ha celebrato la ricorrenza dei 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, definendola «Carta fondamentale che garantisce la libertà e definisce diritti e doveri nella nostra comunità». Costituzione che continua a essere mai abbastanza conosciuta dai cittadini, ma resta riferimento ben saldo per la convivenza civile e l’affermazione dei valori in essa contenuti.

Proprio per questo motivo, nel corso delle cerimonie ufficiali è stato ripreso il discorso che Piero Calamandrei, membro dell’assemblea costituente della Repubblica Italiana, rivolse agli studenti universitari e medi il 26 gennaio 1955, a Milano, nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria.

«La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé – recitava Calamandrei – La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse e la propria responsabilità.Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo».

In un passaggio successivo, Calamandrei accennava al regime di libertà. «La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica… Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica». Cosa c’è di speciale nelle parole pronunciate da Calamandrei nel 1955. Semplicemente che potrebbero essere state scritte ieri.

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