8 Ottobre 2024
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Ambiente, Cronaca

La natura nelle mani della criminalità organizzata

04.10.2024

Dal degrado della biodiversità, con la riduzione delle popolazioni animali e l’introduzione di specie invasive, ai danni non solo economici, ma anche sociali e sanitari. Il traffico di animali e flora selvatica non si ferma, alimentato da povertà, corruzione e organizzazioni criminali.

Crimini contro la flora e la fauna selvatica: a che punto siamo? Una domanda, questa, che non ci poniamo spesso, o forse mai, ma la cui realtà, indagata dal rapporto mondiale World Wildlife Crime 2024 e condotta dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, ci rappresenta uno scenario decisamente preoccupante.

Il commercio illegale di flora e fauna, infatti, rappresenta uno dei mercati illegali più lucrativi, paragonabile in termini di rendita e di portata ai più conosciuti traffici di armi e di droga. In particolare, stando ai dati più recenti messi a disposizione nel 2021 dal WWF, questo flusso di merci illegittime frutterebbe oltre 200miliardi di dollari. E gli animali rappresentano circa il 10% di questa fetta, il che, in altri termini, si traduce in un valore di oltre 20 miliardi. Ad essere più colpiti da questo commercio violento sono i rinoceronti, il cui corno designa il 29% del totale; fanno seguito i pangolini (28%), ricercati per le loro scaglie, ritenute afrodisiache e gli elefanti (15%), il cui avorio delle zanne raggiunge valori fino a 3000 dollari al chilo sul mercato nero. Ma le specie coinvolte sono numerosissime, dalle anguille ai coccodrilli, dai pappagalli ai cacatua, dalle tartarughe (marine e terrestri) ai serpenti e ai cavallucci marini.

Le cause di questo fenomeno, come in tutti i fenomeni di grande portata, non si possono ridurre a un singolo fattore. In gioco, infatti, entrano da una parte le attività delle organizzazioni criminali internazionali, e la corruzione, che indebolisce i controlli del bracconaggio in molte comunità; dall’altra fattori come la povertà, che spingono molti individui a cercare mezzi di sostentamento attraverso pratiche illegali. E gli impatti sono devastanti: dal degrado della biodiversità, con la riduzione delle popolazioni animali e l’introduzione di specie invasive, ai danni non solo economici, ma anche sociali e sanitari. In questo senso, il commercio illegale mina il benessere delle comunità locali, provocando perdite economiche globale dal valore di trilioni di dollari e rappresentando un rischio per la salute pubblica, in quanto gli esseri umani rischiano di esporsi a nuove malattie zoonotiche.

Dunque, con il quadro dipinto dal report World Wildlife Crime, l’obiettivo di sviluppo sostenibile 15.7, che mira a fermare il traffico illegale di specie selvatiche, appare sempre più lontano. Si riuscirà mai a fermare questa strage?

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