16 Maggio 2024
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Cultura, Eventi

La Pasqua, Risurrezione di un autentico senso di Pace

La figura di San Francesco d'Assisi a cavallo nel prato antistante la Basilica Superiore, che rappresenta la spogliazione dai sogni epici.

Fu proprio il crocifisso di San Damiano a parlare a San Francesco invitandolo a cambiare. Questa Pasqua è un tempo di conflitti globali, ma anche di visioni diverse che s’incontrano.

C’è un’immagine che potremmo scegliere per spiegare la Pasqua ad un alieno? Forse sì, ed è quella che si potrebbe usare anche per l’uomo di una terra lontana, avulsa dai meccanismi di condensazione del mondo indotti dalla globalizzazione. È un’immagine che ci è cara, perché ci parla di un personaggio che tutti conosciamo, nonostante non sia mai apparso in tv dal vivo, parte integrante dell’identità negoziabile della nostra nazione. Non è un Cristo sofferente o “paziente” per usare il gergo storico-artistico, ma un Redentore trionfante, a occhi aperti sulla croce e il sangue che zampilla. Si narra che fu proprio il crocifisso di San Damiano a parlare a questo personaggio, San Francesco, invitandolo anche, indirettamente, a cambiar vita, a spogliarsi, come fece realmente, di ciò che considerava suo.

Il Santo di Assisi ebbe il coraggio di infrangere le regole terrene, entrando in quella vertigine per cercare un equilibrio, sostando in quel cambiamento, nella prospettiva della personale e umana quiete. Di certo non è possibile sostenere che Chiara e Francesco non ci abbiano donato loro stessi con tutta l’eredità culturale che ne consegue. L’uno, lasciando la sua ricchezza e mutando così nel profondo, l’altra, scegliendo per sé e per le sue sorelle spirituali una prigionia che, come afferma nei suoi scritti, sarà «fatica degna di eterna ricompensa». Come due “migranti” nudi nella verità di loro stessi, sono stati capaci di attraversare nuovi luoghi interiori utili per la trasformazione, per la condivisione, per la comunicazione di un’esperienza. Scelte di vita di chi, pur nella difficoltà, ha trovato spiragli di Pace.

Il crocefisso di San Damiano, conservato ed esposto dal 1257 all’interno della Basilica di Santa Chiara ad Assisi, è un’immagine interessante, che guarda alla fratellanza, al futuro, perché oltre la Resurrezione intesa in senso cristiano, c’è un risveglio che è proprio di chi è solito, nel suo stile personale, “annullare” sé stesso per poi aprirsi un po’ agli altri. Questa Pasqua è un tempo di conflitti e di accoglienza perché sempre più persone sono spinte da eventi politici e sociali che percorrono Africa e Medioriente, da condizioni di vita insostenibili, a vedere nell’Europa una speranza, un porto sicuro.
Sono 6.560 gli sbarchi avvenuti dal primo gennaio al 15 marzo, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno, 19.937 quelli del 2023. Un tempo in cui, mentre gustiamo gioiosamente i prodotti delle ricette tradizionali, memori dei momenti trascorsi coi nostri cari, laboratori di antropologia forense e medicina legale lavorano alle stesse latitudini per rendere un nome a chi, dopo essersi disperso in mare per varcare immaginari confini, non lo ha più. È forse l’effigie più adatta perché non è tanto la familiarità ad un simbolo che conta, ma la validità di ogni differente esperienza “estetica” possibile. «Quello che ci vedo io non lo vedi tu» ed è questo che fa un uomo, che ci unisce, oltre ogni orizzonte raggiungibile (insieme).

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