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Salute, Società

La paura immotivata? È biochimica

02.04.2024

Affaticati dal vincere l’angoscia senza motivo o colti dal terrore anche in assenza di pericolo? L’origine è nella biochimica del cervello. I rimedi mirati ci sono.

È una sensazione tremenda, che un numero sempre più elevato di persone purtroppo conosce: quella di essere travolti da un’insostenibile paura o angoscia, senza riuscire a individuare una reale causa che l’abbia provocata. E oltre al malessere, subentra anche la frustrazione: “Perché sto così, se nel concreto non mi è successo niente di particolare?”.

Ebbene: la scienza ha ben chiaro il fenomeno, che si chiama “paura da stress”. Non solo: un recente studio ha scoperto quale sia la sua origine nel nostro organismo e che cosa concretamente ne provochi l’insorgenza.
Innanzitutto, occorre fare un po’ di chiarezza: che cos’è precisamente la paura da stress? Per dirla in parole povere: è l’esasperazione di un meccanismo di sopravvivenza del tutto naturale, che tutti provano, ma che per qualcuno può degenerare tramutandosi in una vera e propria condizione debilitante della salute mentale. Questo perché la paura, di per sé, non è un sentimento sbagliato. Al contrario è una risposta fondamentale alle situazioni di pericolo, che ci evita di mettere potenzialmente a repentaglio la nostra stessa vita.
Il tutto deriva dal sistema nervoso, che tuttavia può anche andare in “tilt” in alcuni soggetti, e per i più svariati motivi. Questo avviene quando la paura diventa generalizzata, ossia la si prova sempre o quasi. E senza che si stia effettivamente concretizzando un pericolo. Tra gli esempi più noti e studiati c’è quello del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), che però della “paura da stress” non è che un sottoinsieme. Quest’ultima può infatti manifestarsi anche in forme diverse, e con altre cause (non è insomma sempre necessario aver affrontato un trauma per incorrere in questo delicato fenomeno).
L’origine, però, sembra invece essere uguale per tutti. Lo sostiene uno studio condotto dall’Università della California a San Diego, poi pubblicato anche sull’autorevole rivista Science. I ricercatori, tramite alcuni modelli, hanno cercato di stabilire che cosa succede nella biochimica del cervello quando si soffre di stress cronico e attacchi di panico. E le risposte sono risultate tanto interessanti quanto promettenti per sviluppare trattamenti specifici che aiutino chi lotta con questi problemi.

È emerso che in presenza di stress acuto si verifica un cambiamento nei segnali chimici dei neuroni, passando dai neurotrasmettitori eccitatori “glutammato” a quelli inibitori “GABA”. Ecco dunque spiegata la sensazione di “blocco emotivo” di chi è pervaso da un’inspiegabile e immotivata paura, che spesso gli impedisce qualunque possibile azione o contromossa se non al costo di colossali fatiche.
I ricercatori hanno quindi provato a impedire farmacologicamente il passaggio dai neurotrasmettitori eccitatori a quelli inibitori, e l’esperimento ha dato buoni risultati. «Abbiamo appreso importanti informazioni sui meccanismi coinvolti nella generalizzazione della paura. Ciò potrebbe permetterci di progettare interventi mirati e specifici per i singoli pazienti», ha commentato Nick Spitzer, professore di Neurobiologia all’Università di San Diego.

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