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Ambiente, Cronaca, Sostenibilità

La Puglia risolve tutto con il vino agrivoltaico

29.06.2024

“I filari delle viti sono costituiti dai pali che sostengono i pannelli”. Dalla Puglia il primo vino agrivoltaico. Il risultato biologico di un lungo lavoro, durato 16 anni, che ha portato finalmente i suoi buoni frutti. I vantaggi? Sono tanti, non solo enologici, ma anche economici e sociali. Agevolazioni in vista.

È stato un lavoro lungo quasi vent’anni, dall’ideazione ai primi risultati, ma alla fine ha portato i suoi frutti. Letteralmente. È nato, infatti, in Puglia il primo vino biologico agrivoltaico derivato dal vigneto ecosostenibile di comunità. Un sistema, questo, che ha avuto la lungimiranza di unire la produzione enologica a quella di energia rinnovabile, portando sia a vantaggi agronomici che economici e sociali.

Ma, come funziona la Vigna Agrivoltaica di Comunità?
A spiegarlo sono gli stessi ideatori: «I filari delle viti sono costituiti dai pali che sostengono i pannelli. Su 4 ettari e mezzo di appezzamento le piante sono ombreggiate dai pannelli, mentre su un altro ettaro circa sono scoperte. In questo modo riusciamo ad avere un confronto diretto sugli effetti dell’agrivoltaico». Tra i vantaggi che questo sistema apporta al vigneto, come spiegano, ci sono la protezione dalle temperature elevate e da eventi estremi come per esempio le grandinate. Inoltre, al di sotto dei pannelli si crea un microclima che mantiene umido il suolo e di conseguenza il terreno risulta avere meno bisogno di acqua, il che evita alle piante lo stress idrico.

 

Anche dal punto di vista produttivo i risultati sono ottimi: «La resa della vite è di 500 grammi di uva per le piante esposte al sole, mentre diventa di 4 chili di uva per le piante sotto pannello. Queste ultime, inoltre, grazie al parziale ombreggiamento della pergola agrivoltaica sviluppano una maturazione fenolica più lenta donando vini più acidi, meno zuccherini e alcolici». E aggiungono: «Siamo riusciti a produrre il Traminer, vitigno caratteristico del nord, mentre il Primitivo di Gioia del Colle agrivoltaico sorprende per le caratteristiche molto diverse da quello prodotto tradizionalmente da piante sotto sole».

Un tema, questo, che nonostante le potenzialità, ha già portato due ministeri guidati da esponenti della maggioranza – quello dell’Agricoltura, con il meloniano Francesco Lollobrigida, e quello dell’Ambiente, con Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia – a un braccio di ferro conclusosi con qualche compromesso, con l’individuazione di alcune aree ritenute idonee a questo tipo di coltivazione. A inizio giugno il Ministero dell’Ambiente ha aperto la possibilità di ricevere incentivi per l’agrivoltaico. Eppure, un progetto come questo pugliese dimostra che è una tecnologia che funziona, e anche bene, sia sul piano enologico che socioeconomico: se la produzione agro-enologica è soggetta al clima, la produzione di energia rinnovabile diventa una fonte di reddito certa. Allora perché non crederci?

Credito fotografico: Vigna agrivoltaica di comunità

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