16 Maggio 2024
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Esteri

La questione mediorientale mette a dura prova la credibilità dell’ONU

15.01.2024

L’ONU manifesta il suo declino non solo attraverso le decisioni e risoluzioni mai rispettate in Medio Oriente, ma anche per l’operato dell’UNRWA che si occupa dal 1949 dei rifugiati palestinesi a Gaza, Cisgiordania, Giordania, Siria e Libano.

Come sono lontani i tempi in cui Arafat a Gaza combatte senza tregua l’influenza crescente di Hamas fiutandone i pericoli. I tempi del dialogo con Israele, delle prime joint-ventures miste, dei primi stabilimenti balneari a Gaza. Anni da me vissuti lavorando con l’Organizzazione internazionale del lavoro fra Gerusalemme e Gaza, a stretto contatto con ottimi ministri e alti funzionari palestinesi. Attraverso le vicende dell’UNRWA, United Nations relief and work agency for palestinian people, si manifesta in tutta evidenza il declino politico e operativo dellOnu, tuttora unica organizzazione internazionale a livello globale e fattore chiave per assicurare sicurezza e stabilità in tempi di crisi e conflitti.

Accade invece il contrario. La perdita di credibilità quasi irreversibile rispetto ai principi che furono alla base della sua creazione voluta dai Paesi membri, è oramai acuitasi negli ultimi anni, e la situazione in Medio Oriente lo conferma. L’UNRWA si occupa dal 1949 dell’assistenza ai rifugiati palestinesi non solo a Gaza e in Cisgiordania, ma anche in Giordania, Siria e Libano. Tre i settori principali su cui interviene con cospicui finanziamenti: Istruzione, Sanità, Assistenza sociale, incluso il lavoro. Impiega circa 30.000 palestinesi, con contratti Unrwa locali e internazionali, nei vari settori e gestisce i campi di rifugiati.

Il punto di attrito con Israele è che, in particolare a Gaza, l’Unrwa non ha mai contrastato con decisione, e l’imparzialità che è lecito attendersi dalle Nazioni Unite, le pericolose contiguità di suoi dipendenti locali con Hamas dal 1996 in poi. Si è così acuito nel tempo uno squilibrio evidente tra le critiche, spesso giustificate, dellAgenzia contro le sopraffazioni, le prepotenze, le chiusure, a volte ingiustificate del valico di Herez ai lavoratori palestinesi, le risposte considerate sproporzionate di Israele a lancio di missili e atti terroristici, e la tolleranza, la scarsa vigilanza, la mancata denuncia delle complicità di parte dei dipendenti locali Unrwa con Hamas. Alla lunga, i fatti hanno dimostrato che una città sotterranea ad uso e consumo terroristico è stata costruita con gli aiuti umanitari Onu e internazionali.

L’UNRWA avrebbe dovuto garantire la credibilità dell’Agenzia anche nei confronti della maggioranza palestinese desiderosa di lavorare in pace, di vivere in un agognato Stato palestinese accanto a quello di Israele. Invece si è prodotta una situazione rivelatasi infine deleteria per la stessa maggioranza palestinese non estremista, scoraggiando ogni possibile dissidenza e rafforzando il potere intimidatorio dei seguaci della violenza e del terrorismo a tutti i costi. E sono inevitabilmente aumentati gli attriti, diminuite le possibilità di un dialogo tra palestinesi di Gaza e israeliani, incrementati gli attacchi terroristici contro Israele e di conseguenza le risposte sempre più pesanti, sproporzionate da parte israeliana, acuitesi con l’avvento del Likud alleatosi con la destra estrema politico religiosa necessaria per governare.  Cosa aspettarsi, allora per il dopo Hamas a Gaza, se ci si arriverà? I virulenti attacchi di Israele contro l’Onu degli ultimi tempi non nascono dal nulla o da una semplice propaganda contraria. Si prospetta piuttosto una forza di interposizione transitoria a guida Nato, forse modello Kosovo, composta da contingenti di Paesi Nato affiancati da Egitto, Giordania, e eventualmente firmatari del Patto di Abramo. E il dialogo? Si riparte da zero.

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