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Cultura

Oltre la retorica del sacrificio

31.08.2024

È il campo in cui lo scontro generazionale su alcune convinzioni ideologiche si massimizza, dando forma a quello che dovrà essere lo scopo della vita. Un’esigenza che porta le nuove generazioni a credere che la vera realizzazione personale stia nel proprio benessere psicologico e non in quello materiale. La pandemia è stata determinante.

«Perché solo a chi si sporca le mani è concesso il privilegio di avere una coscienza pulita», cantano in “Scatole” i Pinguini Tattici Nucleari. Una frase, questa, che ben riassume un conflitto generazionale, un terreno di scontro tra le vecchie e le nuove generazioni, quello sul concetto di “sacrificio”, specialmente in ambito lavorativo.

Da una parte i Millennials e la Gen Z, che cercano un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa; dall’altra i Baby Boomer e la Generazione X, che hanno fatto della gavetta la loro bandiera. Ma attenzione: questo non vuol dire volere tutto e subito. Semplicemente, le nuove generazioni hanno sentito l’urgenza di spogliare la retorica del sacrificio dalla tossicità con cui è stata rivestita: insomma, sì saper scegliere, sì sapersi porre delle priorità per arrivare al proprio obiettivo, ma senza fare della strada più in salita e più impervia l’unica possibile.

Un’indagine condotta da Deloitte e Randstad ha messo in luce che questa tendenza si riflette in un fenomeno definito work-life balance, con un numero crescente di giovani che desidera disconnettersi totalmente dal lavoro al di fuori dell’orario lavorativo. Un’esigenza, questa, che è strettamente legata alla crescente attenzione verso il proprio benessere psicologico.

 

Una preoccupazione che si è accentuata nel contesto post-pandemico, quando i giovani sono stati travolti da timori riguardanti il futuro economico e il benessere della famiglia. E questo si è tradotto in una propensione verso nuove forme di organizzazione del lavoro che consentono una maggiore flessibilità, come la settimana lavorativa di quattro giorni o la possibilità di lavorare da remoto.

Infine, un altro dato curioso riguarda l’importanza dello scopo lavorativo, il cosiddetto “purpose”. Ben l’80% degli intervistati delle nuove generazioni ritiene fondamentale che il proprio ruolo professionale sia allineato con i propri valori personali. Allo stesso tempo, però, emerge una discrepanza tra la dichiarata importanza dei valori personali e la propensione a rifiutare un’opportunità per motivi etici. Il che, suggerisce una possibile tensione tra le aspirazioni dei giovani lavoratori e la realtà effettiva del mercato del lavoro.

Preferenze che, in altri termini, mostrano una chiara volontà di rinegoziare i confini tra vita personale e lavorativa, rifiutando l’idea che il sacrificio debba essere sinonimo di lunghe ore in ufficio.

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