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Cronaca, Cultura

La rinascita dell’Aquila, Capitale italiana della Cultura per il 2026

15.03.2024

Il capoluogo abruzzese si aggiudica il titolo in modo eccellente, attraverso un programma universale che abbraccia una moltitudine di obiettivi orientati a creare un forte collante con i territori circostanti. La multiculturalità, la multiriproducibilità, la multidisciplinarietà, la multinaturalità e la multitemporalità.

Per il 2026 sarà L’Aquila la Capitale italiana della Cultura, con un dossier dal titolo “L’Aquila città multiverso” e un programma costruito su cinque assi portanti: la multiculturalità, la multiriproducibilità, la multidisciplinarietà, la multinaturalità e la multitemporalità. Ecco le ragioni della nomina, riportate dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “Il dossier propone un modello di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, artistico e naturale, mira al recupero dell’identità puntando sulla cultura intesa come volano per la crescita e come elemento di crescita di una comunità. Il progetto coinvolge un numero rilevante di realtà, creando un forte collante con i territori circostanti. Il budget previsto è coerente con gli obiettivi, la strategia di spesa indicata è mirata ad avere un effetto moltiplicatore. Il palinsesto degli eventi e delle iniziative si sviluppa per un intero anno e copre tutto il panorama delle espressioni artistiche e culturali: cinema, teatro, musica e arti visive. Apprezzata l’attenzione ai giovani, che non saranno solo fruitori ma attori. Il progetto adempie agli indicatori del bando con una buona integrazione tra pubblico e privato. Molto apprezzata la centralità e il coinvolgimento del sistema museale, bibliotecario e universitario. Il giudizio è eccellente”.

Per il capoluogo abruzzese, l’iniziativa di partecipare alla candidatura per il 2026 è stato un modo per rappresentare la rinascita dell’Aquila e delle aree interne dell’Appennino Centrale, territori segnati dai disastrosi terremoti del 2009 e del 2016. La città era già finalista nel 2022, anno in cui a vincere era stata l’isola di Procida. La mancata vittoria è stata accolta come una nuova opportunità: «Per gli aquilani la cultura è sempre stata, soprattutto di fronte a grandi difficoltà come il sisma o la pandemia, un elemento determinante di riscatto e coesione sociale” ha dichiarato Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, che si dice “estremamente felice e orgoglioso per un riconoscimento in cui abbiamo fortemente creduto». Il programma presentato prevede la realizzazione di iniziative ed eventi culturali che puntano alla valorizzazione della sostenibilità ambientale, della coesione sociale e della salute pubblica: al centro c’è soprattutto il desiderio di rinforzare e sottolineare il legame tra il capoluogo e le piccole realtà territoriali circostanti.

Essere nominate Capitali italiane della Cultura è un modo, per le realtà cittadine, per poter esprimere le proprie potenzialità artistico-culturali lungo il corso di un intero anno, affinché la cultura possa continuare a essere motore di sviluppo economico e sociale.«La qualità complessiva dei progetti è stata ottima, a riprova che l’iniziativa Capitale della Cultura sta crescendo sempre di più», spiega Davide Maria Desario, Presidente della Commissione per la selezione della città Capitale della Cultura. Desario, durante il suo intervento, propone la possibilità di pensare, per gli anni prossimi, a una forma di riconoscimento per tutte le città che concorrono fino alle fasi finali. «La cultura può essere, anzi, deve essere il volano di ogni iniziativa del Paese», conclude Desario. Per il 2026, oltre a L’Aquila, le città finaliste erano anche Latina, Gaeta, Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena). Nel 2024 è Pesaro ad avere il titolo di Capitale della Cultura, con lo slogan «La natura della cultura». Il prossimo anno seguirà la siciliana Agrigento con il progetto “Il sé, l’altro e la natura. Relazioni e trasformazioni culturali”.

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