12 Maggio 2024
Milano, 16°

Cronaca, Economia, Scienza e tecnologia, Sicurezza

La robotizzazione della guerra

17.04.2024

L’attacco iraniano contro Israele apre un nuovo capitolo nell’economia della guerra post moderna, anche in termini di deterrenza. Si combatte sugli schermi con armi di poco costo in grado di impegnare bersagli di grande valore. La tecnologia cambia l’idea di guerra e i suoi obiettivi, mettendo gli Stati di fronte a nuovi scenari.

In una puntata della serie originale di Star Trek, due pianeti combattevano una guerra utilizzando solamente i computer. Era insomma un algoritmo a decidere il vincitore delle battaglie e le vittime del combattimento. Che poi venivano vaporizzate da una macchina. Così, senza sparare un colpo. Sembrava, quasi 60 anni fa, uno scenario da fantascienza, ma quanto accaduto nei giorni scorsi, con il lancio di uno sciame di droni da parte dell’Iran contro Israele, fa capire come la tecnologia applicata alla guerra stia facendo passi da gigante. All’alba della nuova era dell’intelligenza artificiale. Insomma: è la guerra dei robot, se davvero anche quanto sta succedendo in Ucraina rischia di cambiare il modo in cui gli eserciti scendono in campo di battaglia, rinunciando (purtroppo o per fortuna, in questo caso) sempre più stesso al fattore umano. Le terribili perdite delle due parti (le stime parlano di almeno 400.000 soldati) hanno portato alla ricerca di soluzioni che mettano meno a rischio la vita in missioni pericolose, ed ecco allora appunto l’utilizzo di droni o, addirittura, dei veicoli terrestri senza equipaggio.

Sono apparsi, infatti, sul terreno veicoli a ruote e cingolati semplici e telecomandati per missioni come trasporto di forniture, posa di mine e trasporto di feriti, ma quando si è tentato di usarli anche per il combattimento, i droni si sono rivelati più efficaci. Così, soprattutto l’esercito ucraino ha sorpreso il nemico introducendo una dotazione di FPV, ovvero First Person View, veicoli che pesano si è no un chilo, possono trasportare fino a 2,5 chilogrammi di esplosivo e colpire un bersaglio ad una velocità massima di 150 chilometri orari grazie alla guida da remoto con un visore. Con il risultato che queste armi, che costano poco meno di 500 dollari, riescono a mettere ko carrarmati da 2 milioni e oltre.

Il paradosso di tutto ciò è il valore della vita umana, che per esempio i russi considerano pochissimo, mandando al macello i soldati senza curarsi dell’effettiva riuscita dell’obbiettivo. Mentre la tecnologia dei mezzi pesanti costa molto di più, ed è per questo che il vantaggio ucraino nella produzione dei droni FPV sta segnando una situazione favorevole: una rete di officine di Kiev ne produce 100.000 al mese e il risultato è che di migliaia di veicoli russi (e decine di migliaia uomini) sono finora stati eliminati in questo modo. Che questo modo di combattere stia cambiando l’arte della guerra lo ha spiegato Ruslan Belyaiev, capo dell’accademia militare Dronarium: «Nessuno è immune da questi attacchi e in teoria si potrebbe pianificare ed eseguire un’operazione per liquidare persone in qualsiasi Stato europeo». Un lavoro, tra l’altro, che non richiede troppa formazione: per allenare un pilota virtuale militare bastano una ventina di giorni, e per le missioni serve solo un altro drone normale di appoggio per controllare che l’obbiettivo sia stato colpito. Tutto come in un telefilm.

Condividi