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Eventi, Scienza e tecnologia

La scienza non è una serie unidirezionale di successi

19.03.2024

Museo di Storia della Fisica dell’Università degli Studi di Padova.

«Teniamo molto all’idea di un luogo che non dia risposte, ma che stimoli la riflessione e il senso critico, dove le cose vengano problematizzate», con questo spirito il Museo di Storia della Fisica dell’Università degli Studi di Padova partecipa al prestigioso riconoscimento. L’intervista.

L’European Museum of The Years Awards è un prestigioso riconoscimento che promuove innovazione e qualità pubblica nella pratica museale: per il 2024 il Museo di Storia della Fisica dell’Università degli Studi di Padova è uno dei due musei italiani a essere stato selezionato tra i finalisti. A maggio si terrà la cerimonia di premiazione. L’idea di candidare il Museo “Giovanni Poleni” è stata della dott.ssa Sofia Talas, conservatrice del Museo dagli anni Duemila. Talas è laureata in Fisica all’Università di Ginevra e sempre a Ginevra ha iniziato la sua carriera come Assistente conservatrice al Musée d’Histoire des Sciences, durante gli anni Novanta. Presso il Museo di Storia della Fisica, in qualità di conservatrice, porta avanti ricerche in ambito scientifico e realizza svariate iniziative accademiche e museali.

Perché avete deciso di partecipare all’iniziativa e come potrebbe essere utile questa partecipazione?
«Per imparare qualcosa, avere nuovi stimoli e nuove idee. Abbiamo deciso di candidarci senza la pretesa di essere selezionati, quindi quando abbiamo ricevuto la comunicazione, è stata una piacevolissima sorpresa. L’appuntamento di maggio in Portogallo sarà come una festa, un’occasione per conoscere altre realtà, altri colleghi che hanno, sicuramente, alcune cose in comune con noi, ma anche altre idee su quello che può e deve essere un museo. Sarà stimolante».

Qual è la visione del Museo di Storia della Fisica?
«A dire il vero ci sono vari aspetti e tutti importanti. Vogliamo che sia un luogo inclusivo, in cui persone di ogni età e background possano sentirsi a proprio agio. Teniamo molto all’idea di un luogo che non dia risposte, ma che stimoli la riflessione e il senso critico, dove le cose vengano problematizzate. Molto spesso la scienza appare come qualcosa di fermo, manca l’aspetto storico: la scienza sembra essere una serie unidirezionale di successi, con i suoi grandi nomi e le sue scoperte. Invece il sapere scientifico è corale, è fatto di scambi, con le persone e la società, ma tutto questo spesso viene quasi appiattito. Vogliamo dare un’idea più chiara di quello che è il “dietro le quinte” della ricerca scientifica, non si può far finta che tutto sia facile. Un altro aspetto a cui teniamo è mostrare come la fisica sia collegata ad altre discipline, l’arte, la musica, l’architettura. Nel ‘700, quando nasce la fisica a Padova, questa frammentazione del sapere non esisteva, è una cosa piuttosto recente che ci fa perdere di vista la bellezza del sapere in generale. Ma c’è il tema della multiculturalità della scienza. Il mondo islamico, che eredita dalla scienza greca, e che a sua volta entra in dialogo con l’Europa cristiana. Tutto questo si fa tangibile attraverso le scoperte scientifiche e noi vogliamo metterlo in risalto».

La comunità locale, in particolare quella studentesca, è importante per un Museo?
«Certo. Noi, ad esempio, vorremmo tantissimo che gli studenti iniziassero a sentire il Museo come un luogo loro. Il rapporto con la comunità è importantissimo, è necessario che i musei, non solo il nostro, si aprano e si propongano come spazio per i propri cittadini».

Rispetto al rapporto tra grande pubblico e musei scientifici, qual è il panorama europeo e italiano?
«In Europa si stanno pensando dei progetti di museologia scientifica molto importanti e noto che è condivisa quest’idea di riflessione interdisciplinare. Ci sono dei musei in cui si ragiona sul metodo scientifico e altri che mettono insieme discipline diverse, per innovare e andare oltre l’attività tradizionale. In Italia il panorama è variegato: ci sono musei più tradizionali, altri transdisciplinari. Di sicuro attualmente è in corso una riflessione circa il rapporto tra scienza e pubblico non esperto, soprattutto giovane. Noi qui in museo ogni anno lavoriamo con studenti e dottorandi, che svolgono attività di guida museale. Il loro contributo è arricchente».

Credito fotografico: Università degli studi di Padova

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