19.11.2024
Le scelte ecologiche senza gli strumenti giusti in molte realtà sono insostenibili. Il trasporto pubblico urbano n’è un esempio. Molte le città che presentano infrastrutture di trasporto pubblico insufficienti a soddisfare le esigenze di mobilità urbana e a incentivare il passaggio dell’automobile al trasporto collettivo. Osservazioni.
Nella lotta al cambiamento climatico, ciascuno di noi può fare la sua parte con piccole scelte quotidiane. Per esempio, può scegliere di non utilizzare l’auto per andare al lavoro, a scuola, all’università e via dicendo, optando per i mezzi pubblici. Ma cittadine e cittadini hanno davvero questa possibilità o il trasporto pubblico urbano non è sufficientemente sviluppato? A fare un po’ di chiarezza è l’ultimo report Ecosistema urbano 2024 realizzato da Legambiente con la collaborazione di Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Nel complesso, il settore della mobilità ha registrato alcuni segnali positivi, grazie anche al traino delle città dell’Emilia-Romagna che in quanto infrastrutture sostenibili stanno facendo passi significativi. Tuttavia, rimane in crescita il tasso medio di automobili in circolazione, salito da 66,6 a 67,7 ogni 100 abitanti, con Torino che si aggiudica la medaglia d’oro.
Il quadro generale sul trasporto pubblico, però, rivela tinte fosche. Milano si presenta come un’eccezione virtuosa, con la più ampia copertura di mezzi pubblici per abitante e una rete complessiva che raggiunge 111 chilometri di linee di trasporto per cittadino. Un dato, questo, che è impressionate se paragonato alla media nazionale, che si attesta ai 25 chilometri per abitante. Fanalino di coda? Pistoia, con un’offerta di 1,81 chilometri per abitante. Naturalmente, nel mezzo, ci sono molte altre città italiane con una rete che è al di sopra della media nazionale; tuttavia, il problema c’è, ed è strutturale: molte realtà presentano infrastrutture di trasporto pubblico insufficiente a soddisfare le esigenze di mobilità urbana e a incentivare il passaggio dell’automobile al trasporto collettivo. Da qui, inevitabilmente, un impatto diretto sul tasso di motorizzazione, con tutte le conseguenze del caso. La dipendenza dall’automobile, infatti, genera traffico veicolare che non solo si traduce in rallentamenti e, nelle grandi città, in ingorghi, ma alimenta il problema delle emissioni di CO2 e inquinamento atmosferico.
Ancora, l’elevata motorizzazione aumenta il rischio di incidenti stradali, che però, secondo il report, sarebbero in calo quelli che comportano ripercussioni sugli utenti coinvolti. Dunque, se da una parte un trasporto collettivo efficiente è considerato un pilastro fondamentale per migliorare non solo l’ambiente, ma anche la qualità della vita di cittadine e cittadini, ecco che gli investimenti in tal senso, ad oggi, non sono sufficienti.