5 Ottobre 2025
/ 2.10.2025

La Spagna spezza il legame con i fossili e il prezzo dell’elettricità diminuisce

Prezzi energetici al ribasso grazie a eolico e solare

Negli ultimi cinque anni la Spagna è riuscita a compiere un passo che molti Paesi europei inseguono ancora: liberarsi dalla morsa dei combustibili fossili nel determinare il prezzo dell’elettricità. Secondo un’analisi di Ember, think tank internazionale specializzato in energia, dal 2019 a oggi l’influenza del gas e del carbone sul costo dell’elettricità si è ridotta del 75%. Un ribaltamento che ha reso il mercato iberico uno dei più convenienti d’Europa.

“La Spagna ha spezzato il rovinoso legame tra i prezzi dell’energia elettrica e la volatilità dei combustibili fossili, cosa che i suoi vicini europei stanno disperatamente cercando di fare”, ha sottolineato Chris Rosslowe, analista senior di Ember.

Un cambio di scenario rispetto al 2019

Il meccanismo che regola i mercati elettrici europei è semplice: il prezzo viene fissato dal generatore più costoso in funzione, di solito una centrale a gas o a carbone. Con l’aumento della quota di rinnovabili più economiche, i combustibili fossili determinano il prezzo meno spesso.

L’analisi ha rilevato che i generatori fossili hanno influito sul prezzo dell’elettricità in Spagna solo nel 19% delle ore nella prima metà del 2025, la quota più bassa tra i cinque Paesi europei con il più grande parco di gas. Di conseguenza, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Spagna è stato inferiore del 32% rispetto alla media dell’UE. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto al 2019, quando la Spagna aveva un’elettricità tra le più costose d’Europa, con i generatori fossili che stabilivano il prezzo nel 75% delle ore nella prima metà dell’anno.

Eolico e solare trainano la svolta

Il cuore del cambiamento sta nella crescita delle rinnovabili. Nella prima metà del 2025 l’eolico e il fotovoltaico hanno coperto il 46% della domanda elettrica spagnola, contro il 27% del 2019. Al contrario, le fonti fossili hanno pesato solo per il 20% del fabbisogno, un livello ben più basso di quello tedesco (41%) e italiano (43%). È il segno di un sistema in rapida trasformazione, che vede il Paese iberico consolidare la sua posizione di leader europeo nelle rinnovabili.

Non tutto, però, è lineare. Dopo il blackout che ha colpito la penisola iberica nell’aprile 2025, il governo e gli operatori hanno fatto ricorso in misura maggiore al gas per garantire la stabilità della rete. Questo ha avuto un prezzo. Nel maggio 2025 l’uso del gas per i servizi di bilanciamento è raddoppiato rispetto all’anno precedente, arrivando a incidere sul 57% del prezzo finale dell’elettricità, contro il 14% di un anno prima. Parallelamente, la quota di rinnovabili ridotte o non utilizzate è salita oltre il 7%, triplicando rispetto al biennio precedente.

“La Spagna rischia di ricadere in una costosa dipendenza dal gas tra i timori post-blackout”, ha avvertito Rosslowe. “Il potenziamento delle reti e delle batterie aiuterà la Spagna a liberarsi definitivamente dalla dipendenza dai combustibili fossili”.

La sfida della flessibilità pulita

Dunque la transizione spagnola ha già prodotto benefici concreti, ma il percorso non è concluso. Per consolidare i risultati e stabilizzare il sistema serve investire in infrastrutture capaci di fornire flessibilità senza tornare ai fossili: accumuli con batterie, interconnessioni transfrontaliere, digitalizzazione delle reti. Solo così la Spagna potrà completare la sua liberazione dal gas e continuare a garantire energia a basso costo e a basse emissioni.

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