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Cronaca

La stampa straniera cita l’Italia per gli scontrini pazzi, come è cominciato tutto?

12.09.2023

Dal taglio di un toast alla richiesta di due piatti vuoti in più, interviene persino la CNN per un episodio a danno dei turisti che si sono lamentati per i sovrapprezzi in varie zone d’Italia. Ma siamo stati così tanto scorretti?

Uno dei temi che hanno maggiormente fatto discutere l’opinione pubblica, nel corso dell’estate che sta per volgere al termine, è certamente quello degli scontrini. Nei primi giorni di agosto sui social network iniziò a circolare un’immagine in cui un turista del Lago di Como denunciava i 2 euro di sovrapprezzo richiesti per il taglio a metà di un toast, scatenando polemiche a non finire. Da allora il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio, mandando nell’occhio del ciclone locali, bar e ristoranti delle località turistiche nostrane. Ma, legge alla mano, questi ultimi avevano sempre torto?

Partiamo da un importante presupposto: la polemica non ha attraversato solo lo Stivale. Gli “scontrini pazzi”, che hanno caratterizzato l’estate italiana hanno attirato addirittura l’attenzione della CNN. Quest’ultima non ha esitato a parlare di «sconcertanti fregature a danno dei turisti in Italia», in un approfondimento in cui si usano le frasi «scandali in serie per i prezzi truffaldini» e «allucinante aumento del 130% dei prezzi nelle zone turistiche italiane».

La questione, apparentemente chiara, in realtà è un po’ più complessa rispetto a quanto venga dipinta. E non dipende direttamente dai prezzi gonfiati (la cui giustificazione media spazia dall’inflazione al costo delle materie prime, fino agli affitti alle stelle delle strutture), né dalle singole richieste mostrate nei vari scontrini agostani. Oltre al celebre «taglio del toast», ricordiamo anche i piattini vuoti in più fatti pagare a parte, il taglio di una torta portata da casa, i pagamenti richiesti per riscaldare un biberon o aggiungere una spolverata di cacao su un cappuccino.

Le discriminanti sono infatti altre. Le leggi che si occupano di diritti dei consumatori impongono agli esercenti qualcosa di molto specifico: esporre i prezzi nei menù in maniera chiara oppure, in presenza di richieste anomale, specificare al cliente che tale servizio prevede un costo aggiuntivo. In assenza di entrambe le condizioni, si ha una violazione.

Su come agire in quest’ultimo caso si è espresso uno dei coordinatori del Centro Europeo Consumatori, Stefano Albertini, come si legge sulle righe de ‘Il Post’: «In presenza di problemi, il primo suggerimento che diamo è la ricerca del dialogo presentando la contestazione al commerciante. Spesso questo è sufficiente. In alternativa ci si può rivolgere alla Polizia Municipale, che ha competenza in questi casi, ma che potrebbe non riuscire a intervenire sempre».

Esiste poi l’Antitrust, Autorità garante della concorrenza e del mercato: è l’ente che vigila sulle pratiche commerciali scorrette, e sul proprio sito offre un modulo (in italiano o in inglese) per presentare segnalazioni.

E riguardo ai prezzi troppo alti? «In Italia una legge che fissi un tetto ai prezzi non esiste. Vige il libero mercato, quindi il consumatore può solo verificare i prezzi esposti prima della consumazione. Indipendentemente da quanto siano alti, il gestore ha il diritto di essere pagato la cifra che ha ritenuto opportuna. Purché correttamente segnalata», ha concluso Albertini.

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