09.02.2024
“Più grande è l’acquisto, più soldi si spendono invisibilmente”, così la vedono le aziende. La tecnologia abbassa i prezzi per caricare sugli accessori che potenziano il prodotto.
In tecnologia non è tutto quel che sembra, soprattutto se parliamo di prezzo. Noterete, infatti, che accanto alla cifra compaiono spesso due specifiche, ovvero “prezzo consigliato” e “a partire da”, e il problema è che sempre più spesso si legge la seconda, che non è un bel segnale per chi compra. Cioè: se nel primo caso le aziende (soprattutto quelle che vendono smartphone) navigano a vista nel mercato della concorrenza, chiudendo gli occhi sul listino che sul web si abbassa in modo da far numeri, partire da un prezzo vuol dire solo salire. E, soprattutto, che quello che comprate viene proclamato con una cifra che non tiene conto di quel che serve per far funzionare il prodotto alla massima potenza. Tutto questo, spesso, viene giustificato dal fatto che si fa tutto per noi, o al massimo per il Pianeta.
Un caso lampante è quello di caricatori e cuffiette, scomparsi ormai da molte confezioni per evitare l’inquinamento elettronico, senza che questo abbia portato un abbassamento dei prezzi dei dispositivi. È vero, per carità, che Apple quest’anno ha lanciato l’iPhone 15 a un prezzo di partenza inferiore di 100 euro rispetto alla versione precedente, ma poi se si vuole aggiungere una memoria superiore, una cover, un caricatore se per caso si è rimasti senza, il tutto porta a salire di qualche biglietto da 100. E il discorso, per i clienti della stessa Mela, è stato confermato all’uscita di qualche giorno fa negli Stati Uniti del Vision Pro: chi si è affrettato ad andare a comprarlo al prezzo di listino di 3500 dollari, se n’è uscito con un migliaio in più nelle casse dello store (e di meno in tasca) per aver scoperto che tra custodia, inserti ottici aggiuntivi, cuffie, batterie e memoria aggiuntiva, il pacchetto del nuovo visore era molto più pesante.
La stessa cosa, ovviamente vale anche per altri produttori: il nuovo Samsung Galaxy 24 Ultra, per esempio, parte da 1619 euro, ma può arrivare facilmente a quota 2000 aggiungendo spazio interno, assicurazione, caricabatteria e cover (anche se il brand coreano tiene sempre aperta la strada del prezzo consigliato, con una serie di promozioni al lancio). Ed anche nel campo dei computer ci sono voci a cui non sempre un utente pensa quando fa la sua scelta, soprattutto nel campo dei modelli 2-in-1 nel quale, oltre al prodotto in sé, c’è da aggiungere quantomeno tastiera e penna digitale.
Vedere, per credere, i Surface di Microsoft, dispositivi davvero performanti che da 1000 euro, per certe versioni professionali, portano il costo a raddoppiare. Insomma: li chiamano prezzi fantasma, quelli appunto che ci sono, ma non si vedono, se non quando strisciate la carta di credito ed è ormai troppo tardi per tornare indietro. Perché, come ha detto al New York Times Ramit Sethi, un economista che conduce un podcast sulla psicologia del denaro, «le aziende contano sul fatto che non siate in grado di fare i conti: più grande è l’acquisto, più soldi si spendono invisibilmente». Anche se le Big Tech, poi, in realtà ci vedono benissimo.