25 Aprile 2025
/ 19.03.2025

La velocità di risalita del mare è raddoppiata, milioni di persone a rischio sulle coste

Trump non riesce a mettere il bavaglio al mondo. Una persona su cinque ogni giorno negli ultimi tre mesi si è accorta che la sua vita è cambiata per colpa delle emissioni serra. Due rapporti mostrano gli effetti quotidiani della crisi climatica

Trump ha smantellato la task force americana per le trattative sulla sicurezza climatica, licenziato la chief scientist della Nasa, censurato i siti federali. Ma non riesce a mettere il bavaglio al mondo. In queste ore sono usciti due rapporti che mostrano la distanza abissale tra la realtà e l’immagine della realtà proiettata dalla Casa Bianca: un’analisi del Climate Central e una dell’Organizzazione meteorologica mondiale.

Leggendoli si capisce che il cambiamento climatico non è più un’ombra lontana, ma un incendio che brucia vecchie certezze e trasforma la vita quotidiana. Tra dicembre 2024 e febbraio 2025 – documenta il Climate Central – miliardi di persone hanno vissuto temperature intensificate dalle emissioni di combustibili fossili, con milioni di individui esposti a un calore potenzialmente letale.

L’analisi condotta con il Climate Shift Index (Csi) di Climate Central mette nero su bianco un dato inequivocabile: almeno una persona su cinque nel mondo ha avvertito un’influenza significativa del cambiamento climatico ogni singolo giorno negli ultimi tre mesi. Questo significa che 1,8 miliardi di individui hanno sperimentato condizioni atmosferiche rese almeno due volte più probabili dall’aumento delle temperature globali.

Ma c’è di più: quasi 394 milioni di persone hanno vissuto almeno 30 giorni consecutivi di calore pericoloso per la salute. Si tratta di temperature superiori al 90% dei valori locali registrati tra il 1991 e il 2020, un livello che aumenta sensibilmente il rischio di malattie e mortalità legate al calore. In 110 Paesi sono state sperimentate temperature fortemente influenzate dal cambiamento climatico per almeno un mese.

Le città sotto assedio climatico

Le megalopoli sono i nuovi fronti di questa emergenza. In 287 città in tutto il mondo, i residenti hanno avvertito l’influenza del cambiamento climatico per almeno un mese intero. Lagos, Jakarta, São Paulo e Manila sono alcune delle metropoli più colpite, mentre in Europa il Mediterraneo si è rivelato particolarmente vulnerabile, con temperature record a Malta e Brindisi.

Questi numeri confermano che le città sono tra i luoghi più esposti agli effetti del riscaldamento globale. Il fenomeno dell’“isola di calore urbano” amplifica le temperature già estreme, aggravando l’impatto sulle fasce di popolazione più vulnerabili, come anziani e bambini.

Un futuro in bilico

“Il cambiamento climatico non è una minaccia lontana, ma una realtà presente per milioni di persone”, ha dichiarato Kristina Dahl, vicepresidente di Climate Central. “L’aumento della frequenza e della gravità degli eventi di calore in tutto il mondo rivela un pericoloso schema di esposizione al calore che peggiorerà ulteriormente se la combustione di combustibili fossili continuerà”.

Il rapporto di Climate Central è molto chiaro: l’inazione ha un costo altissimo, sia in termini di vite umane che di danni economici. Il nostro sistema energetico basato sui combustibili fossili è il principale colpevole di questa crisi e, senza una drastica inversione di rotta, il futuro appare sempre più preoccupante.

Ma possiamo ancora agire con successo avviando rapidamente la transizione verso le energie rinnovabili e riduzione immediata delle emissioni. Ma il tempo stringe. Ogni decimo di grado che aggiungiamo alla temperatura media globale significa più giorni di caldo estremo, più eventi climatici disastrosi e più vite a rischio.

E il 2024 ha segnato un’accelerazione impressionante nel trend del riscaldamento. Lo documenta il rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Per la prima volta, la temperatura media globale ha superato la soglia di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, con un picco di +1,55. Questo significa che il limite fissato dall’Accordo di Parigi è stato sfondato, seppure momentaneamente.

Gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi mai registrati, e gli oceani hanno accumulato più calore che in qualsiasi altro periodo negli ultimi 65 anni. Le calotte glaciali sono in disgregazione. L’Artico ha visto 18 livelli minimi di ghiaccio marino, mentre in Antartide si sono registrate le tre estensioni più ridotte di sempre. Il livello del mare cresce ora al doppio della velocità rispetto a trent’anni fa, minacciando milioni di persone nelle zone costiere.

L’anno delle catastrofi

Il 2024 è stato segnato da un’ondata continua di eventi estremi. Le tempeste tropicali hanno devastato intere regioni: l’uragano Helene ha causato oltre 200 vittime negli Stati Uniti, un bilancio che non si vedeva dai tempi di Katrina. Il ciclone Chido ha costretto 100.000 persone a lasciare le loro case in Mozambico, mentre il tifone Yagi ha flagellato il sud-est asiatico.

Le alluvioni hanno inondato città e campagne in Europa, Asia e Sud America. La siccità ha stretto nella sua morsa intere nazioni, aggravando la crisi alimentare in almeno 18 Paesi. Le foreste sono state incenerite da incendi senza controllo, alimentati dal caldo estremo e da condizioni di siccità cronica.

Non si tratta solo di un ciclo meteorologico sfavorevole. La combinazione di El Niño, record di gas serra e fattori imprevisti come l’attività solare e le eruzioni vulcaniche ha accelerato un processo già fuori controllo. La comunità scientifica avverte che, anche se dovessimo smettere di emettere CO₂ oggi, alcuni effetti – come il riscaldamento degli oceani e l’innalzamento del mare – continueranno per secoli.

La domanda che emerge dai rapporti è chiara: vogliamo essere la generazione che ha spento l’incendio o quella che ha guardato il mondo bruciare?

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