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Cultura

La via del corallo

13.09.2024

Hermes con Corallo

Le funzioni scaramantiche del corallo, benefiche e riconosciute in tutte le civiltà dei cinque continenti. Trapani sarà anche la capitale indiscussa del corallo Mediterraneo e Torre del Greco la culla del grande artigianato, ma Amalfi e Ravello per commercio nell’antichità e testimonianze non sono certo da meno. Il racconto.

Racconti e leggende si intrecciano spesso nel seguire la storia della via della seta, del sale, dell’oro. Tiffany Filocamo ci invita a considerare come tra Genova e Napoli e Trapani “la via del corallo” abbia tappe importanti, fin dal tardo Medioevo, ad Amalfi e Ravello. In un saggio pubblicato dalle Edizioni Scientifiche Italiane, la studiosa, nata a Ravello, ripercorre prima le tappe simboliche e storiche di questo prezioso dono del mare, poi, da attenta filologa e con quella passione che le deriva da una grande familiarità con il corallo, ci introduce nella storia di ieri e di oggi. «Con tutta probabilità, supportata da documenti, l’esportazione del corallo praticata dagli Amalfitani in Siria durante il IX e X secolo era veicolata proprio dagli Ebrei che ad Amalfi avevano gualchiere e tintorie». Nel Talmud il corallo è simbolo delle virtù eccelse dell’uomo, della bellezza dei principi di Sion, dal corpo rosso come il corallo.

Le funzioni scaramantiche del corallo, benefiche e riconosciute in tutte le civiltà dei cinque continenti, veicolate da una tradizione che poggia su base alchemica trapassano in campo medico. Un caso a parte che è tutt’oggi un accessorio consumato e ricercato è il corno. Si tratta di un’evoluzione dai corni egiziani di Ammon-Ra ereditati dagli Arabi come amuleti: “Instrumentum de corallo quod portatum ad collum”. Di questo monile abbiamo esempi anche nell’arte del Quattrocento e Cinquecento, che la saggista documenta. Proprio la parte archivistico-documentaria è di notevole importanza; nel 1423, nella Cronaca del notaio Dionisio de Sarno, la Filocamo ritrova un esplicito accenno al reddito fiscale dal corallo. Sono i tempi della regina Giovanna II. Ancora più avanti nella lettura piacevole del testo, rinveniamo notizie di un contratto di società tra un padrone Giulia Sebastiano di Amalfi ed un maestro Marco Giovanni Zaza di Trapani. Otto once di corallo, probabilmente pescato con reti nel giacimento di Praiano, figura in un contratto del notaio Francesco Cimmino di Praiano che consegna il tutto ai fratelli Luigi e Coluccio D’Afflitto. Trapani sarà anche la capitale indiscussa del corallo Mediterraneo e Torre del Greco la culla del grande artigianato, ma Amalfi e Ravello per commercio nell’antichità e testimonianze non sono certo da meno.

Il Museo del Corallo, di cui Tiffany Filocamo, con la sorella Emilia è conduttrice, fondato dal padre, Giorgio con Annamaria, negli anni ’80, fa parte del retaggio genetico di una famiglia, di origini nobili calabresi, trapiantatasi a Napoli, che da generazioni trasforma, commercia e colleziona queste preziose gemme. Ecco che il libro-documento si trasforma in mappa del tesoro, in sprone per una visita che nutre la mente e lo spirito e perché no, quel pizzico di orgoglio delle nostre antiche radici. Se chiamano Divina la Costiera ci sarà più di un motivo. Molti motivi ce li ha raccontati, dal suo punto di vista letterario, Domenico De Masi. Ora una giovane studiosa, appassionata d’arte e di storia e conservatrice di una tradizione familiare, nobile e antica, ci documenta e racconta d’altro. Un saggio che alimenta il desiderio di bellezza e riflessione, la storia e un pizzico di leggenda e di radici. Tutto sotto il bandone e il segno del rosso corallo.

“Rosso regalato e rotto”: una regola e tradizione da rispettare. Dagli Egizi, agli Arabi e con trasformazioni, in tempi più recenti, la virtù e vizio priapeo, diventa il puntuto corno portafortuna. Quanto al Museo del Corallo in piazza Vescovado a Ravello, è un’isola felice, un libro di storia di più secoli, dove in pochi metri quadri sono rappresentate tutte le lavorazioni e trasformazioni possibili di questo gioiello del mare. Vari sono i riconoscimenti internazionali di questa vera istituzione sovranazionale, ma l’esposizione a Montecarlo con i gioielli del Trocadero e della Fondazione Mikimoto, voluta da S.A.R. Ranieri nel 2000 è stato un vero Oscar e riconoscimento mondiale

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