29.08.2024
L’Italia si trova all’ultima posizione con tassi di occupazione dei neolaureati e neodiplomati al 67,5%. Meno dei 74,3% toccati dall’Europa dieci anni fa e che, secondo le ultime stime, sono migliorati fino all’83,5%, rispetto a prima. Sopra di noi Grecia e Romania. Focus sulla condizione occupazionale dei nostri giovani laureati anno per anno.
Vanno male le performance italiane sull’occupazione dei giovani che hanno da poco concluso il percorso scolastico e universitario. L’ultima rilevazione Eurostat sui tassi di impiego dei giovani entro i tre anni dal diploma e dalla laurea, relativi al 2023, stima una media europea dell’83,5%, che rappresenta una crescita di quasi dieci punti rispetto a dieci anni prima, quando era del 74,3%. Nella classifica, l’Italia si trova all’ultima posizione, con tassi di occupazione pari al 67,5%. Vicino a noi, la Grecia (72,3%) e la Romania (74,8%). In cima alla lista, invece, ci sono Malta (95,8%), i Paesi Bassi (93,2%) e la Germania (91,5%).
Per comprendere meglio qual è la situazione occupazionale dei giovani neolaureati a livello nazionale, si possono guardare i dati del consorzio AlmaLaurea, che tutti gli anni si occupa di svolgere indagini e statistiche sulla popolazione scolastica e universitaria italiana. In base ai dati presenti nell’ultimo report relativo allo scorso anno (presentato a giugno ’24), sono negative le percentuali che riguardano chi si è laureato da solo un anno: «nel 2023 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra i laureati di secondo livello del 2022; tali valori risultano in calo nell’ultimo anno (-1,3 e -1,4 punti percentuali, rispettivamente)». Un po’ meglio i dati su tre e cinque anni. A tre anni dalla laurea, è occupato il 90,5% dei laureati triennali (+0,2), e a cinque anni la percentuale sale al 93,6% (+1,5). Tra i laureati di secondo livello, a tre anni dal titolo, è occupato l’85,4% (-0,5), e a cinque anni, l’88,2% (-0,5). Dal punto di vista retributivo, ci sono poche differenze tra chi ha conseguito il titolo triennale e chi ha un titolo magistrale: a un anno dalla laurea, i primi guadagnano in media 1.384 (1.332 nel 2022), i secondi 1.432 (1.366 nel 2022). Lo stipendio netto sale a circa 1.600 euro per entrambi a tre anni dalla laurea, e a cinque supera di poco i 1.700 euro.
Le performance migliori, tanto in termini di occupazione quanto di retribuzione, si registrano per alcuni gruppi disciplinari e professionali. Le professioni dell’area informatica e tecnologica sono le più richieste e quelle in cui ci sono migliori possibilità di guadagno. Vale lo stesso per l’area medico-sanitaria e farmaceutica e per quella ingegneristica. Ad esempio, il 90% dei laureati di secondo livello in Informatica ha un’occupazione a un anno dalla laurea, con una retribuzione netta mensile di 1.713 euro, che dopo cinque anni arriva, in media, a 2.110 euro. Molto simili le statistiche di chi consegue una laurea in Scienze infermieristiche: a un anno dalla laurea è occupato il 90% dei laureati, e lo stipendio medio è pari a 1.749 euro. Le percentuali più basse riguardano i laureati (triennali e magistrali) delle discipline psicologiche, giuridiche, umanistico-letterarie e artistiche. Tra chi consegue una laurea magistrale in Letteratura, dopo un anno dal titolo solo il 60% ha un lavoro e, dopo cinque anni, è occupato l’80%. La retribuzione netta media a un anno è di 1.150 euro e sale a quasi 1.500 a distanza di cinque anni.