24 Maggio 2025
/ 13.05.2025

Le bollette non scendono? Greenpeace: è colpa del gas

Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace, spiega il trucco delle bollette: “Il prezzo resta ancorato al gas. La Spagna è riuscita ad aggirare il problema, l’Italia no”

Le rinnovabili aumentano e le bollette pure. C’è qualcosa che non va perché se le rinnovabili costano meno sarebbe logico aspettarsi che le bollette della luce scendano. E che costino meno non lo dicono gli ambientalisti, lo dice il mercato. Nel 2024, il 92,5% della produzione elettrica globale creata dalle nuove centrali è stata rinnovabile perché i capitali hanno scelto questo tipo di fonte per motivi di convenienza economica. Dunque se le rinnovabili costano meno e ci danno circa i quattro decimi dell’elettricità che consumiamo, qual è il trucco per tenere alte le nostre bollette che sono tra le più care d’Europa?

“Il trucco è il gas, è il gas che comanda”, risponde Giuseppe Onufrio, il fisico che è passato dalla ricerca alla direzione di Greenpeace. “In tutta Europa dal punto di vista della produzione elettrica l’assieme dei combustibili fossili vale molto meno delle rinnovabili, ma sole, vento e acqua non danno quasi mai il 100% dell’energia necessaria al sistema elettrico. C’è bisogno di un aiuto e il prezzo lo fa l’ultimo combustibile che viene chiamato in causa ogni giorno. Questo combustibile è quasi sempre il gas, che è il più caro. Quindi il prezzo dell’elettricità di tutta la giornata viene allineato al costo del momento più caro”.

Una bella fregatura.

“Non c’è dubbio ed è stato tutto messo bene in chiaro anche nel rapporto Draghi dello scorso anno. Dice che nel 2022, in Europa il gas naturale ha determinato il prezzo dell’elettricità per il 63% del tempo, pur rappresentando solo il 20% del mix elettrico. Dopo l’invasione dell’Ucraina in Italia si è parlato molto della necessità di sganciarsi dai combustibili fossili, ma in pratica a farla da padrone è sempre il gas”.

Però il meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità, quello che allinea il costo di tutta la giornata alla fascia oraria più cara, vale in tutta Europa, non lo ha mica scelto l’Italia.

“Vero. Ma altri Paesi applicano strategie che consentono di aggirare il problema, di ridurlo. La Spagna ad esempio negli ultimi anni ha spinto con più determinazione dell’Italia sulle rinnovabili e ha trovato il sistema per far scendere le bollette, che ormai sono molto meno care delle nostre. Vuol dire che le famiglie tirano un sospiro di sollievo e le industrie diventano più competitive”.

Qual è questo sistema?

“Uno degli strumenti adottati sono i Power Purchase Agreement, i contratti di vendita a lungo termine che tengono il prezzo bloccato. Anche qui: non è mica un segreto. Sempre nel rapporto Draghi si spiega con chiarezza come questo tipo di contratto può proteggere l’industria da prezzi elevati e volatili, offrendo certezza sui prezzi ai grandi operatori industriali”.

E perché questi contratti non si moltiplicano rapidamente anche in Italia?

“Perché occorre ridurre i costi burocratici standardizzando i contratti. Aggregare domanda e offerta. Mobilitare il mondo bancario per la concessione delle garanzie finanziarie. Cioè serve un governo efficiente e intenzionato a raggiungere l’obiettivo. A Madrid è stato fatto, a Roma no”.

Altri strumenti per calmierare le bollette?

“I cosiddetti contratti per differenza, le imprese concordano un prezzo per un certo numero di anni: diciamo100. Se il prezzo di mercato è più alto chi acquista ci guadagna perché paga meno se invece il prezzo è più basso l’impresa che acquista paga lo stesso 100. È un modo per avere certezza di spesa e programmare meglio gli investimenti”.

E per le famiglie?

“Ci sono le Comunità energetiche rinnovabili che autoconsumano circa il 70% dell’energia prodotta. Sono comunità legate al territorio e mettono assieme chi produce energia rinnovabile e chi vuole consumare energia rinnovabile”. 

Che si potrebbe fare per uscire dalla trappola delle bollette più alte?

“Moltiplicare le rinnovabili che al 2030 dovrebbero arrivare in Italia a fare l’80% della produzione elettrica secondo il piano REPowerEU. E gli accumuli. In California lunedì 21 aprile alle 19 e 20 le batterie hanno coperto il 36,6% della domanda elettrica. Perché negli Stati Uniti le rinnovabili e gli accumuli contano molto. E la Casa Bianca prova a smantellare la parte più innovativa del sistema energetico e produttivo americano, ma deve anche fare i conti con i suoi elettori: i tre quarti dei 340 miliardi di dollari che Biden aveva stanziato per le rinnovabili sono finiti in Stati a maggioranza repubblicana. Il Texas ha superato la California nell’eolico, Business is business”.

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