1 Novembre 2024
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Cronaca, Salute, Società

Le case del crack

25.09.2024

Le bancarelle del supermercato nel famoso mercato locale di Ballarò, Palermo, Sicilia, Italia.

A Palermo, nei vicoli più stretti proliferano le cosiddette “case del crack”. Sono i luoghi dove dagli scarti di cocaina viene cucinato il crack, facilmente reperibile nelle strade a basso costo, anche dai ragazzini, rischiando la morte. I dati investigativi registrano un’emergenza paragonabile a quella degli anni Ottanta. L’inchiesta.

A poche centinaia di metri dal mare, al mercato di Ballarò, si mescolano le tradizioni della Sicilia. Street food, cibi caratteristici, frutta, verdura, pescato fresco e non solo. Tutti prodotti che raccontano una storia, lunga millenni, arrivata a fondersi fino ai giorni nostri. Ma a pochi passi da lì, dal cuore pulsante di Palermo, si annida la morte. Nei vicoli adiacenti, ormai, proliferano le cosiddette case del crack”, luoghi dove dagli scarti di cocaina viene cucinato il crack, per poi essere venduto in strada da ragazzi poco più che bambini. Ed è una droga che si è diffusa velocemente: facile da reperire e a basso costo, i suoi effetti sono immediati, così come è immediata la dipendenza che provoca.

«Secondo i dati investigativi in nostro possesso, registriamo un’emergenza paragonabile a quella dell’eroina degli anni Ottanta», ha dichiarato Fabrizio Fileccia, capo della squadra mobile di Palermo. E in questo teatro già preoccupante, c’è un aspetto che riesce ad essere ancora più sconvolgente: sempre più minori, e sempre più piccoli, sono coinvolti. Non solo nello spaccio, ma anche nel consumo. La procuratrice del Tribunale dei Minori del capoluogo siculo, Claudia Caramanna, ha dichiarato che non solo si è registrato un aumento dell’84% di minorenni coinvolti in attività illecite in materia di sostanze stupefacenti, ma si è verificato un incremento del 46% di minori anche tra i consumatori, sempre più giovani: «Il consumo lo registriamo anche a 10, 12 anni. Abbiamo ragazzini che iniziano a fumare il crack».
A confermare lo scenario anche le parole di Giampaolo Spinnato, direttore U.O.C. Dipendenze patologiche ASP Palermo: nel 2023 il SerT ha registrato quasi mille nuovi utenti, molti dei quali appena maggiorenni. Il che, a conti fatti, si traduce con un consumo iniziato qualche anno prima, quando ancora erano minori. E a preoccupare sono anche le assunzioni involontarie: figli di produttori casalinghi che ne ingeriscono per errore, in dosi da intossicazione o in dosi che li portano all’overdose. O i neonati, figli di tossicodipendenti che hanno assunto sostanze durante la gravidanza. Bambini e bambine che ancora prima di venire al mondo e conoscere la droga hanno sperimentato sulla propria pelle le sue conseguenze. E a morire sono in tanti, troppi. Lontani dalle famiglie con cui non hanno più un rapporto, lontani dagli amici o dagli affetti, con cui i legami sono stati erosi dalla droga.

Ma è una situazione, questa, che ha dato i primi segnali già dal 2019, nel periodo pre-pandemia, ma con l’acuirsi della crisi sanitaria i numeri sono passati in sordina. Una situazione che però lo Stato non è riuscito a intercettare e prevenire, applicando soltanto qualche misura repressiva. E quei vicoli, dove cerca conforto chi è a caccia di una dose, rischiano di diventare dei cimiteri a cielo aperto.

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