Se quest’estate vi è sembrato di aver sofferto troppo il caldo, sappiate che è stata una delle più fresche dei prossimi decenni. Perché nonostante gli impegni firmati a favore di telecamera, molti governi continuano a essere eletti con le generose elargizioni delle lobby fossili e si sdebitano continuando a farle prosperare. Così le emissioni serra crescono. Certo alcuni Paesi le stanno tagliando, ma nel complesso la quantità di CO2 che va ad aumentare la concentrazione di gas serra si gonfia anno dopo anno.
Nel 2024 l’umanità ha toccato un nuovo massimo nelle emissioni dei gas che alterano il clima. Secondo i dati diffusi dal Joint Research Center della Commissione europea attraverso il database Edgar (“Emissioni di gas serra globali”), le attività umane hanno riversato in atmosfera 53,2 gigatonnellate di CO2 equivalente (CO2eq). Il conteggio non include le emissioni legate a uso e cambiamenti di uso del suolo né quelle legate alla silvicoltura.
Si tratta di un incremento dell’1,3% rispetto al 2023, pari a 665 milioni di tonnellate di CO2eq: una quantità paragonabile alle emissioni complessive della Germania in un anno.
L’Europa in controtendenza
Mentre a livello globale la curva è in salita, l’Unione europea ha segnato un risultato diverso. Nel 2024 le emissioni comunitarie – escludendo il settore LULUCF (uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura) – sono scese dell’1,8%, ovvero circa 60 milioni di tonnellate di CO2eq in meno. Cina e Stati Uniti, invece, sono rimasti sostanzialmente stabili, senza variazioni significative rispetto all’anno precedente.
A trainare la crescita globale è stato soprattutto il settore energetico, che nel 2024 ha fatto registrare il maggiore balzo assoluto: +235 milioni di tonnellate di CO2eq, pari a un aumento dell’1,5%. L’utilizzo di combustibili fossili è cresciuto in maniera simile, con un incremento relativo dell’1,6%.
Gli altri comparti dell’economia non hanno dato segnali di inversione: processi industriali, edilizia, trasporti, agricoltura e gestione dei rifiuti hanno mantenuto emissioni stabili o in crescita.
Il fragile equilibrio dei pozzi di assorbimento
Non tutto il carbonio immesso in atmosfera rimane sospeso a tempo indefinito. Suoli e mari agiscono come pozzi naturali di assorbimento, accumulando parte della CO2. Ma anche questi sistemi sono influenzati dalle attività umane. E i segnali di saturazione di questi pozzi di carbonio diventano sempre più preoccupanti. Gli oceani hanno assorbito un’enorme quantità di calore e di carbonio e il loro equilibrio è sempre più fragile. Le foreste vengono erose dall’assalto umano e dagli incendi incattiviti dalla crisi climatica
E infatti secondo il rapporto Edgar, il settore LULUCF ha contribuito nel 2024 a rimuovere circa 1,3 gigatonnellate di CO2eq, equivalenti al 2,4% delle emissioni globali, escludendo gli incendi boschivi. Se invece si considerano i roghi forestali, il quadro si capovolge: il settore diventa una fonte netta di 0,9 Gt di CO2eq.
Il 2024 conferma dunque una tendenza che, nonostante gli impegni politici e gli investimenti in transizione ecologica, continua a spingere le emissioni globali verso livelli intollerabili. L’Europa prova a rallentare, ma il peso dei grandi emettitori e la centralità dei combustibili fossili mantengono il pianeta su una traiettoria che mette sempre più in discussione gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Cioè la vivibilità di ampie aree della Terra.