19.01.2025
La recente edizione di Bergamo Arte Fiera 2025 promuove un lato importante del patrimonio artistico del Bel Paese: quello economico legato alla maggiore diversificazione che questa forma di investimento consente di realizzare. L’intervista.
L’Italia rappresenta appena il 2 per cento del mercato globale delle opere d’arte. Ciò nonostante, il suo valore è stimato intorno a 1,5 miliardi di euro. Gli investimenti in beni artistici rappresentato una nicchia di rilievo nel panorama finanziario. La recente edizione di Bergamo Arte Fiera 2025 ha promosso un focus sull’opera d’arte non solo come esperienza estetica, ma come asset patrimoniale. Tema su cui è intervenuto Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi Mediobanca, il quale ha spiegato come si posiziona il mercato dell’arte nel panorama degli investimenti.
«Il mercato dell’arte all’interno del complesso degli investimenti in attività finanziarie o rispetto ad altri asset in liquidi ha una funzione essenzialmente legata alla diversificazione. Nel senso che gli investimenti in arte sono tipicamente decorrelati rispetto ad altri asset di investimento, soprattutto quelli di natura finanziaria, ovvero azioni e bond. Più che con riferimento al rendimento assoluto che l’arte consente di ottenere, un aspetto che mi pare interessante è quello legato alla maggiore diversificazione che questa forma di investimento consente di realizzare».
Al di là della passione per le varie espressioni artistiche, a chi deve affidarsi l’investitore?
«Il mercato dell’arte ha caratteristiche di liquidità particolarmente spinte. Un mercato tendenzialmente opaco. Basti pensare che più della metà del mercato complessivo dell’arte è in mano ai galleristi e ai mercanti d’arte. Meno della metà passa attraverso l’intermediazione delle case d’aste che garantiscono una certa trasparenza rispetto ai prezzi, all’aggiudicato e alla caratteristica delle opere. Pertanto, si tratta di un mercato molto selettivo, in cui è importantissimo essere affiancati da persone che ne conoscono le dinamiche e le componenti. Diversamente, se da un lato è vero che è possibile conseguire dei rendimenti, è anche vero che è un mercato molto volatile in cui può capitare di non godere della remunerazione attesa».
Chi garantisce il valore delle opere?
«Questo è un tema molto delicato, perché in realtà non esiste, né in Italia né a livello internazionale, un registro delle opere d’arte; quindi, la loro tracciabilità e autenticità rimangono elementi che sono demandati alla presenza di expertise e forme di perizie che garantiscono la bontà dell’opera d’arte. Un mercato governato sostanzialmente da soggetti privati, con una più o meno elevata reputazione. Il collezionista accorto deve avere la capacità di farsi affiancare da soggetti che siano qualificati professionalmente».
Qual è il ruolo degli istituti di credito nel campo degli investimenti in opere d’arte?
«In Italia gli istituti di credito non hanno un ruolo in questo settore. Questo è un peccato perché, tra le varie forme di valorizzazione di un’opera d’arte, a livello internazionale è molto sviluppato ed è previsto in forte crescita il mercato del finanziamento utilizzando il bene come forma di garanzia. Questo mercato nel nostro Paese non è sviluppato per motivi giuridico-normativi e ciò esclude gli istituti di credito dalla possibilità di essere presenti sul mercato e, nel contempo, impedisce all’investitore, al di là della vendita, di avere un rendimento e una monetizzazione dell’opera d’arte in suo possesso».