7 Maggio 2025
/ 6.05.2025

Le scie chimiche degli aerei sono una bufala. Ecco le vere scie

Le scie di condensazione sono prodotte dal vapore acqueo dei motori a reazione: si condensa creando minuscoli cristalli di ghiaccio. Queste nuvole artificiali possono durare pochi minuti o ore, intrappolando calore nell’atmosfera. La proposta di Transport & Environment

Chiunque abbia mai alzato lo sguardo al cielo ha visto quelle lunghe scie bianche lasciate dagli aerei. Si chiamano contrails, abbreviazione di “condensation trails”, e sono più di un semplice spettacolo visivo: contribuiscono in maniera significativa al riscaldamento globale. Ma secondo un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), un piccolo cambiamento nelle rotte potrebbe ridurre drasticamente il loro impatto climatico. Secondo il rapporto di T&E, basterebbe deviare appena il 3% dei voli per dimezzare l’effetto riscaldante delle contrail entro il 2040. Un’operazione che avrebbe un costo quasi irrisorio per i passeggeri: circa 2 euro a biglietto per un volo intercontinentale. In cambio, l’aviazione civile potrebbe ridurre un po’ il proprio impatto sul clima in modo immediato ed efficace.

Le contrails si formano ad alta quota, dove l’aria è fredda e umida. Il vapore acqueo dei motori a reazione si condensa e si ghiaccia, dando vita a scie di minuscoli cristalli di ghiaccio. A seconda delle condizioni atmosferiche, queste nuvole artificiali possono durare pochi minuti o ore, intrappolando calore nell’atmosfera e contribuendo al riscaldamento globale. A rendere tutto più preoccupante, è il fatto che la loro incidenza climatica è paragonabile – se non superiore – a quella della CO₂ emessa dagli aerei. Nel 2019, più della metà dell’effetto serra da contrail è stata causata dai voli sull’Europa, il Nord America e l’Atlantico settentrionale. 

Non tutti i voli sono uguali

La geografia e la latitudine del volo hanno una forte incidenza in termini di impatto climatico delle scie. I voli sopra il Nord America, l’Europa e la regione dell’Atlantico settentrionale, nel 2019, hanno causato oltre la metà del riscaldamento globale derivante da contrail. Anche gli orari di volo concorrono a determinare gli effetti climatici: quelle formate dai voli serali e notturni hanno l’impatto maggiore. Altrettanto vale per la stagionalità: le scie con l’effetto più pronunciato tendono a formarsi in inverno.

Certo, in passato non si vedevano tutte queste scie in cielo. Siamo sicuri che non sia cambiato qualcosa? Sì, è cambiato il traffico aereo. Solo in Italia, secondo i dati di Assoaeroporti, i voli annuali sono passati da 422.000 nel 1977 a oltre 1,6 milioni nel 2023. Più aerei in volo, più probabilità di vedere scie. A questo si aggiungono nuove rotte e condizioni atmosferiche più favorevoli alla loro formazione. Insomma, le scie non sono nuove, ma il loro impatto sì.

Secondo T&E, una strategia a impatto sempre positivo è evitare la formazione delle contrail. Per ogni tonnellata di CO₂ equivalente evitata, i benefici superano di 15-40 volte i costi legati al consumo extra di carburante. Un piccolo cambio di rotta – letteralmente – può fare un’enorme differenza. Nel 2023, un test su 70 voli ha evitato il 54% della formazione di scie con un incremento dei consumi del 2%. La tecnologia per farlo c’è già: satelliti, previsioni meteo avanzate e sensori di umidità permettono di prevedere con precisione dove si formeranno le scie di condensazione. Non servono rivoluzioni tecnologiche, solo la volontà di agire. “È l’occasione del decennio per ridurre l’impatto climatico dell’aviazione”, afferma Carlo Tritto, Sustainable Fuels Manager di T&E Italia. “Poche soluzioni possono essere implementate così rapidamente, a costi così contenuti e con un impatto minimo su industria e consumatori”.

C’è una soluzione economica

Per ridurre le scie di condensazione, deviare la rotta di un volo Roma-Montreal costa circa 2,09 euro a biglietto. Per un volo Milano-Stoccolma, meno di un euro. In pratica, è una delle soluzioni climatiche più economiche in circolazione: costa almeno 15 volte meno della cattura e stoccaggio della CO2, la CCS.

Il piano d’azione proposto da T&E prevede innanzitutto di monitorare sistematicamente tutte le rotte da e per l’Unione Europea entro il 2027. Secondo, regolamentare lo spazio aereo, imponendo deviazioni laddove le condizioni favoriscano la formazione di scie di condensazione. Terzo, incentivare le compagnie aeree che adottano strategie preventive, almeno finché queste tecnologie non diventeranno lo standard. In parallelo, servono finanziamenti pubblici per sostenere la ricerca e accelerare la diffusione delle soluzioni. Un supporto che, secondo il professor Anthony Patt del Politecnico di Zurigo, è cruciale: “Evitare le contrail è uno dei frutti più facili da cogliere nella lotta al cambiamento climatico. Ma servono decisioni politiche coordinate per cambiare le rotte”.
Anche i lavoratori del settore chiedono un cambio di passo. La comunità internazionale Safe Landing – formata da piloti, ingegneri e controllori di volo – denuncia l’ipocrisia del sistema. Le compagnie aeree spesso consumano carburante extra per risparmiare sui costi operativi diretti: ad esempio, volare più velocemente, praticare il fuel tankering (la pratica delle compagnie aeree di trasportare carburante extra per evitare rifornimenti più costosi alla destinazione, aumentando però consumi ed emissioni) o evitare costi legati allo spazio aereo. In questi casi non hanno alcun problema a bruciare carburante per aviazione a spese dell’impatto ambientale. Risulta quindi piuttosto ipocrita affermare che non possiamo permetterci di modificare leggermente le rotte, e consumare una piccola quantità aggiuntiva di carburante, per ottenere grandi miglioramenti ambientali.

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