01.11.2024
Ogni 3 secondi un matrimonio forzato di una ragazzina nel mondo. Cultura non nostra, ma il fenomeno è stato registrato in modo crescente anche nel Bel Paese. Sono stati 35 i casi tra il 2019 e il 2021. Le aree del bresciano e quella vicino a Reggio Emilia le più interessate. Molti gli stranieri. L’inchiesta.
Ogni 3 secondi, nel mondo, si consuma un matrimonio forzato tra una bambina o una ragazza poco più che adolescente e un uomo. Il tutto, naturalmente, contro il volere della sposa. E se si fa un breve calcolo, i numeri sono spaventosi: ogni anno circa 12 milioni di bambine e ragazze si sposano prima ancora di aver compiuto 18 anni. Una piaga, quella dei matrimoni precoci, che rappresenta una delle più gravi forme di violazione dei diritti umani. Perché dal momento in cui vengono concesse in matrimonio, spesso per volere o per necessità della famiglia d’origine, non hanno più diritto allo studio. Sono costrette a lasciare la famiglia e trasferirsi da quella del marito, con il rischio di subire violenze fisiche e sessuali. E malgrado il fenomeno riguardi maggiormente Asia meridionale, America Latina e Africa sub-sahariana, anche in Italia sono stati registrati dei casi, che secondo gli ultimi dati a disposizione sarebbero in crescita.
Nello specifico, sebbene si tratti di una problematica che nel nostro Paese è ancora parzialmente sommersa, tra il 2019 e il 2021 il Ministero dell’Interno italiano ha registrato 35 casi di matrimoni forzati: 7 registrati nel 2019, 8 nel 2020 e ben 20 casi nel 2021. Dati, questi, che probabilmente sono frutto di una maggiore visibilità del fenomeno e di una sensibilità crescente sul tema introdotta dal cosiddetto “Codice Rosso”, entrato in vigore con la legge del 19 luglio 2019 che prevede il rafforzamento della tutela delle vittime di maltrattamento e violenza nell’ambito di violenza domestica e di genere.
Tuttavia, l’aumento delle segnalazioni potrebbe essere anche il riflesso dell’espansione del problema, in particolar modo nelle aree in cui si concentrano le comunità originarie dei Paesi in cui i matrimoni forzati sono pratica diffusa. Se si osservano più da vicino i dati del Ministero dell’Interno, emerge che l’85% delle persone vittime di tale costrizione è rappresentato da donne, di cui un terzo minorenni, e prevalentemente di origini straniere. E questo indica chiaramente come la vulnerabilità sia maggiore tra le donne immigrate: «Il bresciano e la parte vicino a Reggio-Emilia sono le aree dove sono avvenuti negli anni degli episodi e dove c’è una forte concentrazione di persone provenienti da Paesi dove questa manifestazione di violenza sociale e patriarcale verso le donne è molto alta» commenta Tiziana dal Pra’, fondatrice di Trama di Terre. Ma sono dati, questi, che non possono lasciare indifferenti né la società né la politica: una volta presa consapevolezza del problema non lo si può più ignorare.