Lunedì di sangue a Gerusalemme, teatro di un sanguinoso attentato che ha lasciato sei persone morte e altre undici ferite, sette delle quali in gravi condizioni. L’attacco è avvenuto all’incrocio del Ramot Junction. Due uomini armati, residenti in Cisgiordania, sono saliti su un autobus della linea 62 e hanno aperto il fuoco sui passeggeri. Secondo le prime informazioni, i terroristi sono stati poi uccisi da un soldato che si trovava sul posto. Le autorità israeliane hanno reagito immediatamente: il premier Benyamin Netanyahu ha parlato di “operazioni di inseguimento e accerchiamento” dei villaggi di provenienza degli attentatori, assicurando che chi li ha sostenuti o mandati a compiere l’attacco non sfuggirà alla giustizia.
In un discorso sul luogo dell’attentato, Netanyahu ha inoltre attaccato la Corte Suprema per la sua sentenza di domenica nella quale ha intimato al governo di di aumentarne la quantità e la qualità dei pasti forniti ai detenuti palestinesi. I primo ministro israeliano ha definito la sentrnza parte di un contesto più ampio di minacce alla sicurezza nazionale. Parole dure anche dal ministro di estrema destra Itamar Ben Gvir, che ha accusato i giudici di intervenire “nel menù dei terroristi”. La risposta dell’amministrazione giudiziaria è stata immediata: “È deplorevole che nel giorno di un attentato così grave il ministro scelga di attaccare la Corte Suprema. L’autorità giudiziaria partecipa al dolore delle famiglie delle vittime e augura pronta guarigione ai feriti”.
Hamas ha elogiato l’attentato a Gerusalemme definendolo un’“operazione eroica” e una “risposta naturale ai crimini dell’occupazione e alla guerra di sterminio che Israele sta conducendo contro il nostro popolo”. Tuttavia, il movimento non ha rivendicato direttamente l’azione, invitando comunque i palestinesi della Cisgiordania a “intensificare il confronto con l’occupazione e i suoi coloni”.
Intanto, la situazione nella Striscia di Gaza si è ulteriormente aggravata: sono almeno 28 i palestinesi uccisi dall’alba di oggi dalle Forze di difesa israeliane (IDF), 19 solo a Gaza City, secondo quanto riportato dall’emittente al-Jazeera citando fonti mediche. Il bilancio potrebbe aumentare, perché sono in corso operazioni di ricerca di tre dispersi sotto le macerie di una casa colpita da un raid aereo israeliano questa mattina.
Il governo spagnolo, tramite il premier Pedro Sanchez, ha condannato l’operato israeliano definendolo “violazione delle leggi del diritto umanitario” e annunciando nuove sanzioni, incluso il rafforzamento dell’embargo sulle armi e il divieto di accesso allo spazio aereo e ai porti spagnoli per materiali militari destinati a Israele. In risposta, Israele ha vietato l’ingresso di due ministri spagnoli, accusando la Spagna di condurre una linea ostile anti-israeliana.
Parallelamente, il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha denunciato la “tacita complicità” della comunità internazionale di fronte alle atrocità in corso nella Striscia di Gaza, allertando sul rischio che la popolazione civile finisca per essere colpita da una carestia deliberata e fabbricata.
In risposta alla crisi umanitaria, la Commissione Europea ha chiarito che non incoraggia l’invio di flottiglie autonome, che potrebbero aggravare la situazione e mettere a rischio i partecipanti. “Crediamo che il modo migliore per far arrivare gli aiuti a Gaza sia attraverso i nostri partner: teniamo i canali con Israele aperti e dialoghiamo con le nostre controparti”, ha dichiarato un portavoce.
In questo clima di crescente tensione, emerge anche una nuova proposta di mediazione avanzata dall’ex presidente statunitense Donald Trump: un accordo che prevede la liberazione dei 48 ostaggi israeliani rimanenti in cambio di un cessate il fuoco immediato e della fine delle operazioni dell’IDF a Gaza City. Israele dovrebbe liberare tra 2.500 e 3.000 prigionieri palestinesi, inclusi detenuti condannati all’ergastolo, mentre Hamas chiede il ritiro completo delle truppe israeliane. Trump si impegnerebbe a garantire la tenuta dell’accordo, avvertendo però che, in caso di rifiuto, Israele lancerà una vasta operazione militare.
Fonti israeliane vicine al primo ministro Netanyahu hanno confermato che il piano viene preso “seriamente in considerazione”, mentre Hamas sta valutando eventuali punti da chiarire. Il presidente Trump ha ribadito: “Tutti vogliono che gli ostaggi tornino a casa. Tutti vogliono che questa guerra finisca!”.
La strategia militare israeliana continua a concentrarsi sulla periferia e su Gaza City, con l’obiettivo di neutralizzare le postazioni terroristiche, ma l’intensificazione dei raid sta aggravando la crisi civile.
Le prospettive di un accordo, almeno secondo l’amministrazione americana, potrebbero rappresentare una svolta. Tuttavia, le sfide sul terreno, il numero crescente di vittime civili e la resistenza di Hamas rendono incerta l’efficacia immediata di qualsiasi trattativa.