Un robusto colpo al cerchio, per provare a salvare la botte. Fuor di metafora: una serie di concessioni all’industria automobilistica con l’apertura a e-fuel e biocarburanti e il rinvio del target del 2035 per la fine della produzione delle auto a motore termico; un pacchetto flessibilità sul taglio delle emissioni che risponde alle preoccupazioni dei governi ecoscettici o preoccupati per la competitività dei loro Paesi. Il tutto per salvare la direzione verso un futuro (un po’ più) sostenibile in Europa.
Va spiegata così la lettera della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen inviata alla vigilia del Consiglio Europeo che dovrà decidere il target di riduzione delle emissioni al 2040 da presentare alla Cop30 di Belem, il prossimo mese. La Commissione aveva proposto un taglio del 90% rispetto al 1990, ma molti governi, fra i quali Germania, Francia, Italia, Polonia, Ungheria vorrebbero un target minore e infatti a settembre i ministri dell’Ambiente dell’EU indicarono un target intermedio al 2035 tra il 66,5% e il 72,5%. Von der Leyen vorrebbe ancora mantenere il 90% e per raggiungerlo, almeno sulla carta, è pronta a fare concessioni importanti. Ma la presidente della Commissione lo ritiene un sacrificio tollerabile visto il rischio di veder saltare l’intero pacchetto.
Flessibilità per l’industria e rinvio delle auto endotermiche
Nella sua lettera, Von der Leyen difende l’obiettivo al 2040, insiste sul fatto che la competitività futura dell’Europa richiede un’economia decarbonizzata e suggerisce che ciò significa lasciare indietro alcuni settori. “Se il nostro obiettivo è un’economia solida, resiliente, sostenibile e innovativa – dice – allora aggrapparsi dogmaticamente ai nostri modelli di business esistenti, indipendentemente dai loro successi passati, non è la soluzione”.
“Affinché l’economia dell’UE occupi il posto che le spetta nell’economia globale, dobbiamo essere tra coloro che guidano la risposta alle sfide del nostro tempo”, aggiunge la presidente. Tali sfide includono “la realtà scientifica che stiamo mettendo sempre più a rischio la nostra prosperità e i nostri modelli sociali, mentre le nostre comunità rischiano di diventare inabitabili”, aggiunge. Von der Leyen, avvertendo che “l’UE non può permettersi di abbassare la guardia, dato il dominio sempre più marcato della Cina nelle tecnologie pulite e nelle materie prime”.
Sembra una difesa a spada tratta ma per ottenere il “suo” 90% Von der Leyen offre anche diverse concessioni fondamentali ai leader dei Paesi che fanno muro, riconoscendo che non si può “sottoporre il tessuto economico e sociale a tensioni tali da provocarne il collasso”. Ergo, propone di ridurre le emissioni responsabili del riscaldamento globale dell’Unione Europea fino al 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040, consentendo tuttavia ai Paesi di esternalizzare fino al 3% di questo obiettivo acquistando crediti di carbonio da altre nazioni, anziché raggiungere tali riduzioni con misure interne.
Considerato che solo una parte dei crediti di carbonio (specie extra UE) corrispondono a tagli reali, questo è un indebolimento della proposta europea. Ma non c’è solo il 3% affidato a carbon credits globali. La presidente della Commissione ha anche risposto a una richiesta fondamentale dei governi di adeguare il nuovo prezzo del carbonio dell’Unione Europea sui trasporti e sul riscaldamento, piani che sono stati controversi fin dall’inizio in quanto si prevede che comporteranno un aumento delle bollette del carburante per la maggior parte dei consumatori. La Commissione, è scritto nella lettera,“sta valutando un sistema di stabilizzazione dei prezzi più solido” e opzioni per fornire ulteriore sostegno alle famiglie affinché possano far fronte all’aumento delle bollette.
Obiettivi climatici e neutralità tecnologica
Non solo. Von der Leyen ha anche sottolineato i prossimi cambiamenti negli obiettivi dell’UE relativi alla quantità di anidride carbonica assorbita dalle foreste e dai suoli, sistema noto nei negoziati climatici come Lulucf. Diversi governi hanno definito gli attuali obiettivi irrealistici, alcuni sottolineando l’aumento degli incendi boschivi e altri le esigenze della loro industria forestale. E la Commissione sembra farsi carico delle obiezioni. “Già ora possiamo vedere le sfide che molti di voi stanno affrontando – dice – Stiamo lavorando a soluzioni pragmatiche per alleviare queste sfide, nell’ambito dell’attuale regolamento Lulucf”. Anche qui, c’è aria di ammorbidimento. Di quanto, lo vedremo presto.
E poi, rilevante e altamente simbolica c’è la questione del target per la fine della produzione di auto a motore termico. Da tempo i gruppi europei conservatori e centristi e molti governi di centrodestra hanno premuto offrendo sostegno alle richieste delle case automobilistiche di rivedere e cancellare il previsto stop alla vendita di auto con motori alimentati con combustibili fossili a partire dal 2035“. A seguito dell’ultimo dialogo strategico con i rappresentanti del settore automotive-scrive la presidente della Commissione Ue – ho deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni, anticipandola entro la fine di quest’anno”. E la revisione andrà nella direzione di rinviare lo stop, probabilmente di cinque anni, consentendo la produzione di motori termici che possono utilizzare e-fuel (cari all’industria tedesca) o biocarburanti (cari a quella italiana). E infatti: “stiamo valutando – scrive Von del Leyen -il ruolo dei carburanti a zero e basse emissioni nella transizione verso un trasporto su strada a zero emissioni oltre il 2030, come gli e-fuel, per i quali mi sono già impegnata nelle linee guida, e i biocarburanti avanzati”.
La linea è quella della “neutralità tecnologica” e il risultato non sarà certo la fine dell’elettrificazione del parco auto ma si tradurrà fatalmente in un rallentamento anche forte della crescita del parco elettrico europeo. E pazienza se in questo modo i produttori asiatici potranno avanzare ancora nella tecnologia elettrica rendendo il gap con Europa e America impossibile da colmare se non ricorrendo a misure protezioniste che chiudano all’import di vetture elettriche asiatiche, e quindi “blindando” un futuro endotermico. L’obiettivo è difendere la vecchia industria automobilistica europea e tutelare i produttori di carburanti, facendo muro verso il nuovo. Il problema è politico e ideologico e Von der Leyen cerca di salvare quel che può.