La protesta per Gaza non si ferma. Nonostante il forte pressing contrario del governo, lo sciopero è riuscito e la Cgil ha annunciato che due milioni di persone hanno riempito 100 piazze in Italia. A Roma, Milano, Torino e in molte altre città i cortei sono sfilati con bandiere palestinesi e striscioni che chiedono la fine dei bombardamenti e l’apertura di corridoi umanitari. Lo sciopero ha avuto adesioni significative in diversi settori, sopra il 60% nei traporti secondo i sindacati. Intanto la situazione a Gaza resta drammatica: nelle ultime ore i raid israeliani hanno ucciso 29 persone, tra cui diversi bambini. L’esercito di Tel Aviv ha rivendicato oltre 140 obiettivi colpiti durante la notte. Per gli Stati Uniti va tutto bene: Israele esercita il diritto alla difesa. Ma in Europa la protesta continua a crescere, con manifestazioni nelle principali capitali. Molte ONG chiedono un immediato cessate il fuoco e corridoi per gli aiuti, e gli attivisti della Flotilla respingono l’appello a interrompere la missione.
Mentre è partita la seconda ondata, con altre 45 barche in navigazione verso Gaza con lo stesso obiettivo della Sumud Flotilla, proteste e blocchi hanno coinvolto scuole, università, stazioni della metro e l’aeroporto di Caselle, costringendo a sospendere per venti minuti imbarchi e sbarchi.
Il movimento ha contagiato scuole e università: a Roma la facoltà di Lettere della Sapienza è stata occupata, e in diverse città licei e istituti superiori hanno seguito lo stesso percorso. Medici e operatori sanitari hanno scelto un gesto simbolico: illuminare gli ospedali in memoria dei 1.677 colleghi uccisi a Gaza.
Intanto il braccio di ferro su Gaza tra la presidente del Consiglio – che parla di “strumentalizzazione” e si affida alla trattativa condotta da Trump – e le opposizioni passa anche per la via del diritto.
“Sciopero illegittimo”
La Commissione di Garanzia sugli scioperi ha dichiarato l’agitazione “illegittima” perché convocata senza rispettare il preavviso minimo di dieci giorni imposto dalla legge 146 del 1990. Secondo il Garante, il richiamo dei sindacati all’articolo che consente deroghe in caso di gravi minacce alla sicurezza dei lavoratori non sarebbe “pertinente”. Da qui l’avvertimento: in caso di mancato ritiro scatteranno procedimenti e possibili sanzioni.
La replica della Cgil è arrivata per voce del segretario Maurizio Landini: “Il nostro sciopero è legittimo perché noi l’abbiamo fatto rispettando la legge 146 che prevede, di fronte a violazioni costituzionali, la messa in discussione della salute e sicurezza dei lavoratori, la possibilità di fare lo sciopero senza preavviso”. La protesta non come semplice vertenza sindacale, ma come difesa di diritti fondamentali.
Se da un lato i sindacati rivendicano la legittimità della mobilitazione, dall’altro il governo vuole mostrare i muscoli. Per Matteo Salvini “il diritto di sciopero è sacrosanto, ma non lo è il diritto al caos”, e chi bloccherà il Paese “ne pagherà le conseguenze”. Giorgia Meloni parla di “weekend lungo” riferendosi alla scelta del venerdì.
Il parere legale
Giuslavoristi come Arturo Maresca ricordano che la stessa legge 146 prevede eccezioni al preavviso in presenza di eventi gravi e improvvisi. Ma spetta alla Commissione decidere se ricorrano tali condizioni.
Dunque la partita non si gioca solo nelle piazze ma anche nei tribunali: i ricorsi annunciati dalla Cgil apriranno un fronte legale per chiarire se la gravità degli eventi in Medio Oriente consenta o no di derogare alle regole ordinarie sugli scioperi. Quel che è certo è che il massacro a Gaza ha innescato una protesta che difficilmente potrà spegnersi con un atto amministrativo.