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Politica

L’Intelligenza Artificiale entra in politica, governarla prima che ci governi

16.09.2023

“Dont worry”, è stato il riscontro di Elon Musk alle premure di Georgia Meloni sui risvolti dell’intelligenza artificiale. Gli appelli della Premier di occuparsi del potenziale trasformativo dell’Intelligenza Artificiale generativa, i suoi effetti in chiave geopolitica, i suoi benefici a livello imprenditorle e i suoi potenziali rischi in termini di cybersecurity trovano poche orecchie. L’intenzione è quella di inserire questo tema epocale e caratterizzante del XXI secolo, al centro del prossimo G7 a presidenza italiana.

Pochi, davvero pochi, in termini mediatici, hanno dato peso è importanza alle parole spese, in occasione di vertici e incontri internazionali, dalla premier Giorgia Meloni a proposito dei risvolti dell’intelligenza Artificiale. Lo ha fatto incontrando a Roma Elon Musk («Dont worry» sembra le abbia detto il guru, una rassicurazione che invece ha contribuito ad aumentare i dubbi) e poi durante la visita ufficiale a Washington, quando si è interfacciata con Henry Kissinger, il centenario che ha preso a studiare gli effetti dell’intelligenza artificiale in chiave geopolitica, fino alla recente riunione del G20 in India.

La consapevolezza porta a dire che “non è una materia che si può governare a livello di Stato nazionale”, perché si tratta di “governare il sistema”, sapendo che chi introduce per primo applicazioni parte avvantaggiato.

Qual è il rischio vero? Che il progresso tecnologico, quello che ha caratterizzato la nostra società negli ultimi sessant’anni ottimizzando il lavoro, possa arrivare a sostituire le mansioni affidate alle persone sostituendole di fatto con processi generativi basati sull’Intelligenza Artificiale. Non si tratta di imporre paletti, il che sarebbe oggettivamente impensabile, ma di governare limpatto sul mondo del lavoro. E lintenzione di mettere il tema al centro del prossimo G7 a presidenza italiana è stata accolta con favore da chi è impegnato in questo campo.

 

Come Barbara Caputo, a capo del Centro di Eccellenza del Politecnico di Torino sull’Intelligenza Artificiale, secondo la quale si tratta di «un passaggio inedito, un sintomo di maturità e di attenzione, perché il XXI secolo è il secolo dell’Intelligenza Artificiale ed è al centro della transizione digitale». Governance centrale con il coinvolgimento di esperti veri e non improvvisati.

Se, infatti, è evidente il potenziale trasformativo dell’Intelligenza Artificiale generativa per portare l’innovazione all’interno delle imprese, altrettanto noti sono i rischi potenziali in termini di cybersecurity e violazione del copyright. Da una stima elaborata all’interno del sistema delle imprese, risulta che il 40% dispone già di un team e di un budget interamente dedicati a questa tecnologia, mentre un altro 50% prevede di farlo entro il 2024.

Chi si attarda, potrebbe vedere compromessa la propria competitività. Cosa si aspettano in soldoni i manager aziendali dall’AI generativa? Nel giro di un triennio, aumento del fatturato medio nell’ordine dell’8%, riduzione dei costi di gestione di almeno il 7% e un miglioramento del livello di soddisfazione del cliente pari al 10%. Promesse e prospettive che richiamano la necessità di un osservatorio permanente, con strumenti che aiutino a costruire una “coscienza digitale”, perché non sia la tecnologia a governare le scelte.

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