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L’Italia apre le porte al nucleare

27.03.2024

Centrale nucleare di Caorso.

L’incidente di Chernobyl è stato l’evento cruciale che ha portato l’Italia a decidere di abbandonare qualsiasi progetto nucleare, chiudendo gli impianti operativi dell’epoca. Presto, e dopo 40 anni da quella storica decisione, vedremo le quattro centrali nucleari italiane dismesse aprire le loro porte al pubblico.

Il primo a far paura fu quello al Chalk River Laboratories, l’istituto di ricerche nucleari in Canada, dove nel 1952 avvenne il primo incidente nucleare. Cinque anni dopo fu la volta di altri due impianti: quello di Kyshtym (nell’allora Unione Sovietica) e Sellafield in Gran Bretagna. Passano altri 12 anni e negli Stati Uniti, ad Harrisburg, 3.500 persone vengono evacuate a causa della parziale fusione del nocciolo del reattore di Three Mile Island. La sequenza continua nel 1986 quando accade quello che è considerato l’incidente nucleare per eccellenza, ovvero Chernobyl. Un evento cruciale che segna, l’anno successivo attraverso un referendum popolare, lo stop agli impianti esistenti allora in Italia. E a quasi 40 anni da quella storica decisione il prossimo mese di maggio andrà in scena un’iniziativa davvero singolare che riporta in primo piano il “nucleare italiano”. Si chiama “Open gate” e a organizzarla è la Sogin, la società pubblica a cui è stato dato l’incarico di smantellare gli impianti del nostro Paese.

Porte aperte, dunque, a quasi 3.500 persone che avranno la possibilità (l’11 e il 12 maggio attraverso un’iscrizione online aperta fino a lunedì 22 aprile sul sito della Sogin, ndr) di “visitare – annuncia la direzione della Società – quattro centrali: Trino (Vercelli), che raggiunse durante l’esercizio il record mondiale di funzionamento a piena potenza; Caorso (Piacenza), la più grande del nostro Paese; Latina, all’epoca del suo avvio la centrale più potente d’Europa; Garigliano (Caserta), con la caratteristica “sfera bianca” che racchiude il reattore; e per la prima volta, l’Itrec di Rotondella (Matera), che è stato il principale impianto nucleare di ricerca del Mezzogiorno”.

L’Open Gate si è svolto solo tre volte: nel 2015, 2017 e 2019 ma poi, a causa della pandemia, era stato sospeso. “I tour di circa due ore (a cui possono partecipare anche minori accompagnati) – si legge nel documento della società – faranno ripercorrere i luoghi che rappresentano un pezzo di storia industriale del nostro Paese e racconteranno il lavoro che svolgono ogni giorno, nel rispetto dei criteri di massima sicurezza, per terminare lo smantellamento degli impianti nucleari e gestire i rifiuti radioattivi, dal loro stoccaggio nei depositi temporanei alla sistemazione definitiva nel Deposito Nazionale”. E proprio quest’ultimo continua ad essere al centro di una interminabile querelle che dura ormai da anni. Lo scorso dicembre il Ministero dell’Ambiente aveva reso noto la “Carta” dei possibili luoghi elaborata proprio dalla Sogin. Cinquantuno le località in sei diverse regioni: 5 in Piemonte, ben 21 nel Lazio, 8 in Sardegna, 15 concentrate tra Puglia e Basilicata e, infine, 2 in Sicilia. Ma da quella data nessuno ha avanzato la sua disponibilità ad ospitare il sito e l’unico Comune che si era autocandidato, Trino Vercellese, ha fatto dietrofront alcune settimane fa.

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