16 Dicembre 2025
/ 16.12.2025

L’Italia che non sta nei musei: 30 mila tradizioni da salvare

Presentato alla Camera lo stato di avanzamento del primo Censimento del patrimonio culturale immateriale: riti religiosi e civili, tradizioni popolari, manifestazioni storiche, prodotti locali, infiorate, cortei e pratiche sociali che raccontano l’anima profonda del Paese

C’è un patrimonio culturale che non si conserva sotto vetro. È fatto di gesti ripetuti, di feste che tornano ogni anno, di parole in dialetto, di saperi che passano di mano in mano. Un patrimonio fragile, perché vive solo se qualcuno continua a praticarlo. Ed è proprio per questo che l’Italia ha deciso di metterlo nero su bianco per tutelarlo, prima che scivoli nell’oblio.

Alla Camera è stato presentato lo stato di avanzamento del primo Censimento del patrimonio culturale immateriale. Un lavoro imponente che ha già raccolto oltre 30 mila elementi: riti religiosi e civili, tradizioni popolari, manifestazioni storiche, prodotti locali, infiorate, cortei e pratiche sociali che raccontano l’anima profonda del Paese. Un’Italia spesso poco visibile, ma decisiva per capire chi siamo.

Un lavoro costruito dal basso

Il progetto è partito nel 2023 e nasce da una collaborazione tra Unione nazionale Pro Loco d’Italia, Anci e Istituto centrale per il patrimonio immateriale, con il coordinamento del ministero della Cultura. Non è un’operazione accademica fine a se stessa, ma un lavoro costruito dal basso, che coinvolge direttamente Comuni, Pro Loco, musei, ecomusei, studiosi e volontari. L’idea è raccogliere, descrivere e condividere ciò che definisce le identità locali, sapendo che questo patrimonio è vivo, in continua trasformazione e quindi impossibile da definirein modo rigido una volta per tutte.

Il centro operativo del censimento è una piattaforma digitale aperta, dove le tradizioni censite vengono organizzate in grandi aree tematiche e rese accessibili a tutti. Migliaia di schede, immagini e racconti compongono un mosaico che restituisce la straordinaria varietà culturale del Paese, tenuta insieme da una rete di conoscenza condivisa.

Il ruolo delle comunità locali

Ma il valore di questo lavoro va oltre la memoria. Il patrimonio immateriale viene sempre più riconosciuto come una risorsa strategica anche sul piano economico e turistico. Le tradizioni locali, se curate e raccontate con rispetto, possono diventare un motore di sviluppo sostenibile, soprattutto per i piccoli borghi, contribuendo a distribuire i flussi turistici lungo tutto l’anno e fuori dai soliti circuiti affollati. Non folklore, ma identità che genera possibilità concrete per il presente e per il futuro.

Tutelare il patrimonio immateriale significa anche rafforzare il legame tra istituzioni e territori, riconoscere il ruolo centrale delle comunità locali e investire su una forma di sviluppo che non consuma ciò che valorizza. Un segnale ancora più significativo in un momento in cui l’attenzione internazionale si concentra sull’Italia anche con l’inserimento, da parte dell’Unesco, dell’insieme della cucina italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

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