13 Giugno 2025
/ 12.06.2025

L’Italia parla di green ma finanzia i fossili

L’analisi di Legambiente sui dati ufficiali: 192 progetti legati alle fonti fossili sono attualmente in attesa di valutazione, 22 in più rispetto alla fine del 2023

Mentre l’Europa accelera sulla transizione energetica, l’Italia sembra proprio procedere in controtendenza. Questo è l’allarme lanciato da Legambiente attraverso la sua ultima mappatura “Italia Fossile”, che fotografa una situazione preoccupante: ben 192 progetti legati alle fonti fossili sono attualmente in attesa di valutazione, 22 in più rispetto alla fine del 2023.

L’analisi, basata sui dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rivela un Paese ancora fortemente ancorato alle energie non rinnovabili. Tra i progetti in valutazione spiccano 83 procedure per centrali a gas, 16 per nuovi rigassificatori e oltre 1.300 chilometri di nuovi gasdotti. Non mancano due nuovi impianti di stoccaggio in attesa di Valutazione d’Impatto Ambientale, e 23 progetti relativi a permessi di ricerca e concessioni per la coltivazione di idrocarburi. Il quadro si completa con 35 nuove richieste per attività legate allo sfruttamento degli idrocarburi.

A livello territoriale, l’Emilia-Romagna guida la classifica delle Regioni con il maggior numero di istanze in fase di autorizzazione: sono 33 i progetti relativi ad attività estrattive e infrastrutture fossili. Seguono la Lombardia con 18, mentre Sicilia e Puglia si attestano a quota 16 ciascuna. Abruzzo, Marche e Sardegna completano il quadro delle regioni più interessate, con rispettivamente 14, 12 e 11 progetti. Solo la Valle d’Aosta risulta completamente esente da nuove iniziative fossili.

Il quadro certo non è confortante. Secondo un altro studio di Legambiente, nel 2023 il nostro Paese ha speso 78,7 miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi (Sad) destinati ad attività, opere e progetti connessi direttamente o indirettamente ai combustibili fossili. Si tratta di una somma pari al 3,8% del Pil, per una spesa che negli ultimi 13 anni ci è costata 383,4 miliardi di euro. Il settore energetico è quello più interessato. A preoccupare di più sono i sussidi pubblici di Sace e Cdp che, solo nel 2023, hanno messo a disposizione di infrastrutture per fonti fossili 6,4 miliardi. Seguono i trasporti, in cui una delle voci più ingenti riguarda le agevolazioni fiscali per le auto aziendali, che pesano per 1,2 miliardi. E ancora, i piani per le infrastrutture destinate al gas naturale liquefatto potrebbero triplicare la capacità di rigassificazione dell’Italia, portandola da 16,1 miliardi di metri cubi nel 2022 a 47,5 miliardi nel 2026, calcola l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Ma nel frattempo il declino dei consumi in Italia “solleva interrogativi”, con i livelli di domanda nazionali per il gas che sono diminuiti del 19% dal 2021 al 2024.

In occasione del recente Youth Climate Meeting di Paestum (SA), Legambiente ha lanciato la mobilitazione nazionale “Stop Fossili, Start Rinnovabili”. La mobilitazione culminerà sabato 14 giugno, alla vigilia della Giornata mondiale del Vento, con manifestazioni in vari luoghi caratterizzati dalla presenza di infrastrutture della filiera delle fossili. Tra questi, il deposito Eni di Calenzano (FI), le aree dell’Appennino attraversate dal mega gasdotto Snam e la centrale a carbone Enel di Brindisi.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, denuncia una “contraddittoria politica del Paese” che continua a ostacolare una vera transizione ecologica. Questa politica, tra iniziative governative su gas e nucleare e resistenze regionali allo sviluppo delle rinnovabili, è inadeguata. L’associazione ambientalista sottolinea che “la crisi climatica ed energetica, unita ai costi esorbitanti delle bollette causati dalla dipendenza dall’estero, dovrebbe spingere verso scelte diverse”. Ciafani chiede quindi un’accelerazione decisiva sulle energie rinnovabili, il potenziamento dei sistemi di accumulo e delle reti, oltre alla rimozione delle barriere autorizzative che ancora ostacolano lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese.

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