29.05.2024
Business, Cronaca, Scienza e tecnologia
Il vero creatore dei Bitcoin resta un dio sconosciuto
Cade il mito del “re filosofo”. Indossava abiti elegantissimi e costosi, guidava una Lamborghini e aveva un manager personale che registrava i suoi discorsi per poi condividere le registrazioni con il team dei ricercatori. Ma le più potenti aziende del settore hanno voluto scoprire la verità.
Il re, che non lo era, è stato smascherato. Ma soprattutto è caduto un mito, perché per gran parte della sua esistenza, la società di criptovalute nChain è stata governata da una regola d’oro della politica aziendale: non era una buona idea sfidare Craig Steven Wright, il Chief Science Officer. L’autoproclamato inventore del Bitcoin.
Il dottor Wright, informatico australiano con ufficio a Londra, era trattato come una sorta di re filosofo. Indossava abiti elegantissimi e costosi, guidava una Lamborghini, aveva un manager personale che registrava i suoi discorsi e poi condivideva le registrazioni con un team di ricercatori, i quali poi dovevano trasformare le sue elucubrazioni in brevetti. E quando, nel 2017, un dipendente rilevò errori tecnici nei suoi articoli, gli fu intimato di tacere: «Wright veniva trattato come un Dio», disse poi l’uomo.
Wright, infatti, affermava di essere appunto il misterioso creatore di Bitcoin, la criptovaluta originale che ufficialmente era attribuita a Satoshi Nakamoto, un personaggio quasi mitologico. Fu a questa firma che nel 2008 venne pubblicato un “white paper” che spiegava le basi di un’industria poi diventata da trilioni di dollari. Un fantasma tecnologico che, così improvvisamente come era emerso, scomparve, seppur con un portafoglio di circa 1,1 milioni di Bitcoin e una riserva da 75 miliardi di dollari che ha resistito a tutte le intemperie del mercato.
Nel mentre, nonostante la ricerca sulla vera identità di Satoshi sia stata ostacolata da qualsiasi sospettato, Wright invece ha fatto di tutto per dimostrare di essere lui il Grande Visionario. Si è presentato come l’inventore di Bitcoin in interviste e post sui social media, fornendo prove per chiunque volesse ascoltare. In cause legali in tre Paesi, ha testimoniato di aver scritto il “white paper” originale. Ha intentato una causa per diffamazione in Inghilterra contro chi opponeva dubbi alle sue parole, aprendo anche istanze legali contro gli sviluppatori che volevano migliorare il codice di Bitcoin.
Anche perché, insieme a un magnate del gioco d’azzardo, nel frattempo ha fondato un’altra valuta digitale: la Bitcoin Satoshi Vision.
In pratica: più la criptovaluta più famosa ha continuato a crescere di valore, più l’uomo che si era proclamato re è diventato più aggressivo nel difendere la sua immagine. Che non è stata scalfita neppure da alcuni scandali che hanno fatto perdere miliardi di dollari agli investitori. Poi, però, qualche mese fa, le più potenti aziende del settore si sono mobilitate per scoprire la verità: un influente gruppo guidato da Coinbase, il più grande exchange degli Stati Uniti, e Block, una società fondata dal creatore di Twitter, Jack Dorsey, lo ha portato in giudizio presso l’Alta Corte di Londra per verificare le sue millanterie. Alla fine, la Corte ha certificato che la leggenda del Bitcoin non ha un’origine certa, mentre una sicurezza esiste: non sapremo mai chi ha inventato il Bitcoin, ma non è stato Craig Wright.