26.09.2024
Le piogge torrenziali devastano l’Europa. Nelle aree italiane alluvionate è caduto, in tre giorni, lo stesso quantitativo di pioggia previsto in 4-6 mesi. Eventi che dovrebbero verificarsi circa tre volte in 1000 anni. Analisi e risposte satellitari su cause e possibili prevenzioni.
Prevenire le alluvioni è possibile? Quali sono le cause che le determinano? Nel lasso di tempo compreso tra l’11 e il 18 settembre, alcuni Paesi Europei sono stati interessati dal sistema di bassa pressione «Boris». Le piogge torrenziali, con effetti aggravati dal contrasto tra aria calda e umida del Mediterraneo e aria fredda artica, si sono riversate sul territorio dell’Europa centro-meridionale. I GIS (Geographic Information Systems) permettono di analizzare, insieme ai dati, le immagini acquisite anche grazie ai sensori a infrarossi collocati su Landsat8, il satellite della Nasa per programmi di osservazione terrestre. Queste mostrano in vividi colori, ad esempio, cos’è accaduto nell’area della Polonia sud-orientale dove scorre il fiume Oder. Dall’immagine del 18 settembre si può notare che il filo sottile di colore blu acceso che marcava il suo corso si è trasformato, rispetto all’immagine rilevata nei primi giorni dello stesso mese, in un tracciato molto più evidente quando l’acqua ha traboccato le rive nell’area di Breslavia, allagando anche i terreni circostanti.
Cos’è accaduto in Italia? Nelle aree italiane alluvionate è caduto, in tre giorni, lo stesso quantitativo di pioggia previsto in 4-6 mesi. Eventi che dovrebbero verificarsi circa tre volte in 1000 anni (con riferimento ai dati nel lasso di tempo 1900-2000) sono stati registrati tre volte in 16 mesi. Il Mare Adriatico, così come l’Atlantico nord-tropicale e settentrionale, ha registrato temperature più calde della media, perfino superiori a 30 gradi, accumulando una quantità di calore in grado di dissiparsi molto lentamente, con le conseguenze che conosciamo: rilascio di maggiore quantità di vapore acqueo, aria più instabile, maggiore energia rilasciata in calore latente e formazione di rovesci più intensi. L’antropizzazione del territorio italiano rende necessaria, per gli esperti, la presenza di argini dei fiumi più robusti, in special modo in prossimità dei centri abitati. La cosiddetta “vegetazione ripariale” (“arborea”, “arbustiva” ed “erbacea”) resta importantissima poiché in grado di consolidare le sponde, di controllare i sedimenti, di disturbare la velocità dell’acqua in uscita dal letto del fiume e di ridurre il trasporto solido.
Si tratta di un “comportamento virtuoso”, a beneficio dell’ambiente, perché gli organismi acquatici e terrestri sfruttano le normali inondazioni periodiche per sviluppare diversità e produttività. Progettare zone di espansione dei fiumi che, in caso di fuoriuscita dell’acqua dal letto originario permettano di allagare le campagne circostanti, laddove possibile, sarebbe utile per far sì che essi perdano parte del volume e dell’energia quando in viaggio verso le valli. Ridurre il consumo di suolo e progettare, dove necessario, nuove aree verdi, permetterebbe all’acqua un deflusso e un drenaggio tali da evitare lo scorrere su suoli cementificati con possibili danni a manufatti e persone.